Lecce. Litigavano e si denunciavano per i giorni di affidamento di Elia, 8 anni, del quale avevano l'affidamento congiunto dal giorno della separazione, risalente a circa due anni fa. Tra Fabio Perrone, infermiere, e l’ex moglie, la 35enne Najoua Minniti, stagionale nel turismo, i rapporti erano pessimi. In un esposto presentato il 16 dicembre 2024, Fabio Perrone scriveva che dopo una lite la donna gli aveva detto di ritenerlo responsabile di qualsiasi cosa sarebbe capitata a lei e al bambino. «Saluta bene Elia perché lo porto con me - aveva detto - è già capitato che io sia andata di fronte al mare con la macchina».
Questo stato di turbamento, forse nascondeva una depressione mai diagnosticata, può essere la molla che avrebbe spinto la donna, la notte tra il 17 e il 18 novembre, a uccidere il figlio nel sonno nella sua casa a Calimera, per poi raggiungere in auto la vicina Torre dell’Orso e a tuffarsi in mare, dove è annegata. Il cadavere è stato ripescato martedì pomeriggio dalla Capitaneria di Porto dopo la segnalazione partita da un peschereccio. Il corpo era a circa 700 metri al largo di Torre dell’Orso. La donna è stata identificata dai tatuaggi e i suoi dati sono stati incrociati con la denuncia di irreperibilità di madre e figlio presentata ai carabinieri poco prima da Fabio Perrone, al quale da martedì spettava l’affidamento del figlio. Dopo le prime ricerche i militari si sono fatti aprire dal proprietario la casa dove viveva Najoua Minniti e hanno trovato il cadavere di Elia. Il bimbo era in pigiama sul letto matrimoniale, dove solitamente dormiva con la mamma. L’ipotesi dei carabinieri è che sia stato ucciso nel sonno. Si parla di asfissia meccanica, l’autopsia dirà se è stato strangolato o soffocato. Ieri fuori dal portone della casa c’era un mazzo di rose bianche, portato in mattinata dal nonno paterno del piccolo.
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