È una questione di punti di vista. Forse di fortuna e anche di secondi o terzi tentativi. Certo, venti minuti d'attesa media per accedere all'ecocentro comunale di Sant'Elia sono senza dubbio tanti, con le venti macchine in fila pochi minuti dopo le 16 e destinate a diventare anche di più nel corso della serata. «È assurdo, non so quale sia il problema ma credo che il servizio dovrebbe essere meglio organizzato», dice l'uomo sulla sessantina a bordo dell'Iveco bianco polvere. Si sbuffa anche dietro. Mentre all'interno, un dipendente con la divisa arancione intento a servire un cliente fornisce un'altra spiegazione: «Le attese sono dovute all'inciviltà di chi crede che questa sia una discarica e porta immondezza d'ogni tipo senza rispettare le regole». Punti di vista, per l'appunto, nel giorno dopo il caso plastica temporaneamente risolto ma pronto a riscoppiare.
L’attesa
Si avanza piano piano, con una media di una macchina ogni venti minuti. Troppo poco anche per i clienti più pazienti. Così qualcuno ci ritenta: «Sono venuto martedì ed era forse anche peggio, ma con queste attese finisce che uno è costretto a prendersi un giorno di ferie prima di riuscire a entrare». E dopo un quarto d'ora, Giuseppe Piras, torna indietro un'altra volta. Chi resta sbuffa, con la questione della plastica a rischio che contribuisce ad aumentare il malumore. «Spero che la soluzione trovata sia definitiva, perché è impensabile che ci venga chiesto di tenere la spazzatura a casa. Per chi non ha un cortile è impossibile», osserva Rosaria Paderi, 58 anni. Intanto il tempo passa, e qualcuno si attacca al clacson senza ottenere nulla. «Qui è sempre un delirio, plastica o non plastica», sbotta un uomo che non vuol dire il nome.
Versione opposta
E siccome è una questione di punti di vista, arriva anche la spiegazione che ribalta le parti. «Che ci sia sempre fila è innegabile», ammette Pierpaolo Sireus, dipendente dell'ecocentro che infrange il divieto del niente interviste e niente foto partito dall'alto. «Sa qual è il problema? La gente pensa di poter buttare qui qualunque cosa, la mischia, riempie bustoni e cofani di tutto: dobbiamo controllare e in questi casi non ritiriamo e mandiamo via. Per questo le file rallentano». Ma la bocciatura è su tutti i fronti: «L'80% delle persone non rispetta le regole della differenziata». E poi la top tre: con ingombranti, legno e plastica che sembrano andar per la maggiore, ma dice che non c'è stato alcun contraccolpo dal blocco temporaneo degli impianti di stoccaggio.
Isole ecologiche
Nel punto di ritiro in via Valerio Pisano c'è un solo dipendente, con lo stesso obbligo del silenzio, «Va tutto bene, nessun problema ma non posso dire niente», dice risoluto. E insistere non serve. Decisamente più movimentato il piazzale di via Puglia, con un via vai di operatori e grossi mezzi. È questo il punto dove conferisce la spazzatura ritirata da Econord, che nel caso della plastica spiegano - sempre chiedendo l'anonimato - prende due cammini differenti a seconda che sia morbida o dura. Nel primo caso finisce a Macchiareddu, nell'impianto di stoccaggio e smistamento di So.Ma.Ricicla srl, mentre quella dura - ugualmente riciclabile ma seguendo procedura differenti - arriva a Villasimius. Il dopo non sembra affare di chi opera a Cagliari.
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