Mentre alcuni focolai, ieri mattina, si sono riaccesi a Carbonia monta la rabbia e la disperazione per le conseguenze del pesante incendio che sabato ha provocato enormi danni alla periferia nord della città. «Abbiamo combattuto contro le fiamme quasi a mani nude e dobbiamo un ringraziamento enorme agli amici che si sono prodigati all'istante per darci una mano d'aiuto, come coloro del ristorante Seu: è inaccettabile vedere sfumati in pochi minuti anni di sacrifici per la mano criminale di chi appicca questi incendi sempre negli stessi posti o per divertimento o per dispetto», racconta Alessio Cuccheddu, impresa edile di famiglia, che ha dovuto fare i conti con la distribuzione di una terna e di altre attrezzature. Furente anche Pinello Balia, ultimo gestore dell’area di servizio Eni (chiusa da mesi) dove le fiamme hanno raggiunto il piazzale: «I depositi contengono ancora ingenti quantità di gas e carburante, chi ha innescato l’incendio non ha idea dei rischi incalcolabili che ha generato mettendo in pericolo l’incolumità dell’intera zona nord della città se il rogo fosse penetrato negli impianti». Il giorno dopo fra la bretella della SP2 e la località Sirai il paesaggio è lunare: annerita la vegetazione, cancellato un bosco, distrutte coltivazioni e strutture. L’incendio è divampato nel tratto terminale di via Dalmazia, ha raggiunto il borgo di Campo Frassolis ed è sfociato sulla Provinciale dove è stato bloccato da vigili del fuoco, forestale, protezione civile e tre elicotteri. I residenti di Campo Frassolis si sono precipitati in strada. Tra loro Giovanni Arru, 83 anni: «Le fiamme sono state fuori controllo per almeno mezzora, abbiamo rischiato la vita: io e altri miei vicini abbiamo riportato danni agli impianti di irrigazione con contatori e cisterne distrutte, bomboloni del gpl minacciati dalle fiamme, serre devastate».
La raccolta fondi
Grossi danni anche nelle campagne di San Giovanni Suergiu, dove è stata avviata una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme. Ad avviarla è stata Erika Potettu per aiutare la famiglia che possiede dei terreni nella zona e nei roghi di sabato ha perso un gallo e tutto il materiale che utilizzava per realizzare recinzioni in canne. «Mio padre ha perso tutto, i sacrifici di una vita sono stati buttati all’aria, davanti ai suoi occhi. In quel terreno bruciato, raso al suolo, non è rimasto più niente, solo il nero». Qualche danno lo ha subito anche Marco Serafini: «Le fiamme hanno danneggiato il mio piccolo uliveto, fortunatamente sono arrivato in tempo per salvare le galline». Disperata per i danni e il pericolo corso anche la sindaca Elvira Usai: «Siamo stati messi a ferro e a fuoco. Una vera disgrazia che puntuale arriva ad ogni giornata di forte vento. Perché sembra che queste persone entrino in azione proprio quando le condizioni meteo sono favorevoli ai loro scellerati propositi». Le fiamme anche stavolta hanno interessato la necropoli di Is Loccis Santus. «Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto la conferma dei fondi che ci sono stati assegnati per l’incendio di due estati fa, adesso le fiamme hanno bruciato di nuovo l’intera area».
Il sopralluogo
A Santadi sabato gli incendi sono partiti da due punti diversi e quasi contemporaneamente. In alcuni tratti, dove c’erano dei grossi tronchi e delle sterpaglie con le canne, il fuoco ieri mattina stava riprendendo vigore. Il corpo forestale di Santadi e una squadra di Forestas, proveniente da Buggerru, sono riusciti a spegnere gli ultimi focolai. Tiziano Dessi, uno degli abitanti di Terresoli, racconta: «Ci siamo ritrovati tutti per strada, con la paura che il fuoco penetrasse nelle abitazioni, solo grazie al celere intervento della Forestale, dei Vigili del fuoco, della Protezione civile e di tutte le altre forze intervenute, non ci sono state conseguenze peggiori». Ieri mattina, il sindaco Massimo Impera ha fatto un sopralluogo nelle zone colpite dal fuoco e ieri pomeriggio, gli uomini del Corpo forestale hanno monitorato la situazione.
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