ROMA. Pietro ha 19 anni, ha frequentato il liceo scientifico Plinio Seniore a Roma, e dopo l'orale della maturità, sostenuto pochi giorni fa, prende un buon voto: 83 su 100. Ma poi ci riflette e decide che quel voto non lo vuole, preferisce prendere il minimo, 60. Così scrive una lettera aperta al ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara. «In poche ore - scrive il giovane parlando dell'esame - ci si ritrova sottoposti alla valutazione di un percorso durato anni e che, spesso, viene fortemente svalutato a causa di un sistema che non funziona. Mesi di studio con amici e amiche che, il più delle volte, si è trasformato in momento di sostegno psicologico collettivo, per un clima snervante proprio della scuola italiana».
L’esame, prosegue il ragazzo, «pretende di valutare la “maturità” di una persona con un semplice numero su un foglio di carta», che «svilisce e crea stati di forte disagio». Insomma, «la scuola non rappresenta più quel luogo di crescita, sia sul lato dell'istruzione che per l'aspetto dell'educazione come futuri cittadini e cittadine: sembra che l'unico obiettivo del sistema scolastico sia quello di assegnarci voti in un clima di competizione tossica». Da qui la richiesta al ministro di ridurre il voto a 60/100: ma i dirigenti scolastici spiegano che a livello amministrativo è impossibile farsi abbassare il voto dell'esame.
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