Sanità

Pochi medici e ferie, ospedali nel caos: «Reparti sguarniti» 

I sindacati: «Difficile chiudere i turni, il personale è costretto a fare i salti mortali» 

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«Non riusciamo a chiudere i turni, mi dicono, ormai quotidianamente, da molti reparti ospedalieri. Chiaramente le aziende sanitarie territoriali penano di più, ma anche a Cagliari e a Sassari la situazione è complicata», dice Susanna Montaldo, segretaria regionale di Anaao Assomed.

Assenze e rinunce

È estate per tutti, e anche i camici bianchi hanno diritto a un po’ di riposo, ma quando le assenze si sommano a deficit d’organico cronici, e in un periodo di vera e propria emergenza – quando la domanda di cure e assistenza aumenta, sia per la presenza dei turisti, sia per le temperature elevate che mettono a rischio soprattutto le fasce più fragili della popolazione – il sistema va in tilt. «Ci sono colleghi che stanno rinunciando a prendere le due settimane che gli spettano da contratto, chi non ha figli piccoli rimanda le vacanze all’autunno, oppure se le spezzetta, in ogni caso, chi lavora ha un carico di lavoro impressionante», sottolinea Montaldo.

Secondo un’indagine Fadoi tra giugno e settembre il 56,8% del personale spesso deve saltare i riposi settimanali, e l’intervallo delle 11 ore di riposo giornaliero non è sempre assicurato per il 26,7% dei professionisti. Ancora: il 44,7% è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive, mentre il 28% è chiamato a garantire anche i turni in pronto soccorso, con un numero di ore compreso tra le 12 e le 60 a settimana, e nel 10,5% dei casi le ore trascorse nei Ps è addirittura superiore a 90.

La situazione

È lungo l’elenco dei presìdi che soffrono e non riescono a far quadrare le vacanze dei dipendenti. Per fare alcuni esempi: l’ospedale di Ozieri; a Oristano Oncologia, Medicina interna, Radiologia e il Centro trasfusionale; a Carbonia il Pronto soccorso, Chirurgia e medicina; al Brotzu Radiologia (i turni si coprono con le prestazioni aggiuntive) e Urologia, dove – segnalano – in un anno sono stati persi ben 7 specialisti. Nell’Aou di Sassari: Neurochirurgia, Patologia medica, Medicina d’urgenza, Cardiochirurgia; ad Alghero Riabilitazione e Clinica pediatrica; a Lanusei diversi reparti sono chiusi – denuncia l’Anaao – poi, Pronto soccorso, radiologia, Oncologia, Dialisi, sono in grande difficoltà.

Con le ferie – avverte il sindacato – nelle prossime cinque settimane si stima un’ulteriore carenza di medici del 20% rispetto alla già difficile situazione attuale. Il segretario nazionale, Pierino Di Silverio, spiega che «chi resta in corsia è costretto a fare i salti mortali per garantire il servizio, tra reparti accorpati e meno medici di guardia. Molti fanno le ferie a “scartamento ridotto”, e secondo i nostri dati, sono oltre 5 milioni le giornate di ferie accumulate e mai fruite dai dirigenti medici, né recuperate economicamente».

L’allarme

E ovviamente tutto questo si ripercuote sull’accesso alle cure per i cittadini, con reparti che chiudono, o per il fine settimana, o per periodi più lunghi, o addirittura per sempre, e con il continuo taglio di posti letto. Pesa – continua l’Anaao Assomed – «il persistere del blocco delle assunzioni, legato al tetto di spesa, e l'ultimo decreto ministeriale che definisce i fabbisogni di personale medico nei reparti risale al 1988. «Il sistema viaggia con regole vecchie di quasi 40 anni – dice Di Silverio – e non tiene conto del cambiamento della domanda sanitaria né del peso dell'età media dei pazienti e degli stessi operatori sanitari».

Barelle nei corridoi

L’allarme arriva anche da Carlo Usai, presidente regionale Fadoi (Federazione dei medici internisti): «Il problema si presenta puntualmente ogni estate: si riduce il personale, che va in ferie, mentre aumentano gli accessi nei Pronto soccorso e negli ospedali, anche del 30 per cento, per i malori legati al caldo. A questo, si somma l’enorme carenza di infermieri, che in questi mesi diventa gravissima e ovviamente incide sul funzionamento di tutta l’organizzazione. Un tempo si “chiudevano” posti letto, ora non si può più fare, così siamo costretti a ridurre l’attività ambulatoriale differibile, a rinviare gli interventi chirurgici in elezione, lasciando spazio soltanto a quelli oncologici e in emergenza-urgenza. Noi, all’Aou di Sassari, ora abbiamo le barelle nei corridoi in Medicina interna, in Geriatria, in Patologia medica, in Gastroenterologia, e dobbiamo occupare letti “in appoggio”, cioè, ad esempio, chi è ricoverato in un reparto sold out, sta “ospite” in un altro meno affollato. Ricordiamo che questa situazione è dovuta anche e soprattutto alla sanità territoriale insufficiente, tanta gente sta in ospedale ma non ci dovrebbe stare, ma purtroppo non trova nessuna risposta altrove».

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