È una vittima d’ingiustizia controcorrente. Non sbraita contro i giudici, non urla al mondo quanto dieci anni trascorsi tra inchiesta e processo gli abbiano fatto male sebbene sfociati in un’assoluzione.
Adesso parla lui
Rinaldo Arangino, presunto (solo presunto) sindaco corrotto, si limita ai ringraziamenti. «Alla Corte d'Appello di Cagliari per aver capito la mia estraneità ai fatti e avermi assolto dopo 10 anni». Ribaltando una condanna a sei anni in primo grado. «Nonostante tutto, continuo a credere in una giustizia giusta e imparziale. Un ringraziamento speciale al mio avvocato Massimiliano Ravenna per la sua professionalità e dedizione, e alla mia famiglia e ai miei cari per il loro sostegno e amore incondizionato». Definisce la sua estraneità alle accuse (perché il fatto non sussiste) «un importante passo avanti, ma resto convinto che la giustizia debba sempre essere equa e imparziale per tutti».
Senza rancore
Sindaco di Belvì e vice coordinatore provinciale di Forza Italia all’epoca dei fatti, ancor prima segretario particolare di un assessore regionale, Arangino deve all’inchiesta condotta dai pm di oristano la sua soppressione politica. Era pronto a spiccare il volo, gli hanno tarpato le ali, e non solo. Eppure lui non prova risentimento. Non lo esterna. «Alla giustizia - si limita a dire - chiedo silenziosamente di vigilare affinché nessuno venga più processato mediaticamente prima che nei tribunali. La verità, alla fine, non ha bisogno di urla: parla da sola. E oggi ha parlato». Ha fondamentalmente detto che Arangino nulla aveva a che fare con quel sistema chiamato Sindacopoli, che non ha intascato tangenti, che non ha truccato appalti. In sostanza: sotto il vestito (di un’inchiesta nata con grande enfasi mediatica) niente.
La difesa
I favori che avrebbe fatto Arangino quale sindaco del Comune di Belvì e presidente dal Gal Mandrolisai sarebbero stati ricompensati dal gruppi di Pinna con incarichi dati alla società di consulenza di Arangino. L’avvocato Massimilano Ravenna, difensore dell’ex sindaco - ha dimostrato che nessun incarico mai è stato dato. E ha smontato pezzo per pezzo anche le accuse costate all’ex sindaco di Tonara Pierpaolo Sau 4 anni e tre mesi in primo grado. Lo accusavano di aver ricevuto in cambio di favori al gruppo di Tore Pinna domande del concorso di infermieri della Asl cui partecipava un’amica di famiglia di Sau. Non c’è alcuna prova che queste domande siano state svelate.
«Fine di un incubo»
Circondato dall’affetto di amici e familiari, mente il telefono continua a squillare senza sosta, Sau traccia un bilancio di anni difficili: «È la fine di un incubo - dice dalla sua casa nel rione di Teliseri - vivo questa sentenza come una liberazione, certo di aver agito per il bene comune e mai violato le leggi, insieme ai buoni principi che da sempre mi animano. Faccio politica per sola passione e amore della mia comunità. Rifarei tutto daccapo, perché certo di aver agito con diligenza e rispetto della cosa pubblica». Poi il sindaco destituito per via giudiziaria non manca di lanciare un affondo per «una giustizia che scorre lenta e per dieci anni mi ha visto messo alla gogna, vivendo un forte dramma interiore e un calvario senza fine- Una volta ricevuto il provvedimento di reintegro della Prefettura sarò nuovamente in Municipio, pronto a riabbracciare i colleghi dell’amministrazione, che in questi mesi mi hanno sostituto con passione e senso del dovere. A loro - conclude Sau - va il mio più sincero grazie, insieme alla mia famiglia, ai compaesani e colleghi sindaci che hanno sempre creduto nella mia innocenza non lasciandomi solo».
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