La storia

Il mondo “travessu” di un musicista con un paese intorno 

Pierpaolo Vacca, dal gruppo folk alle stelle di Time in Jazz 

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Il paese resta ad aspettarti. Sa che prima o poi tornerai. O forse non sei mai andato via. A Ovodda ci sono giorni in cui fare festa è l’unica cosa che conta. Carnevale, Mehuris de Lissìa. C’è un ragazzetto che suona, tutto intorno a lui si muove al suono del ballo. Pierpaolo Vacca, 33 anni, è cresciuto con l’organetto in mano e il paese intorno. Il centro di un mondo musicale meticcio, in cui mescolare folk, elettronica, il suono della terra e i sospiri elettrici dell’altrove. Senza etichette, in una parola travessu : «Vuol dire ribaltare, e rimescolare ma inteso anche come controcorrente e bastian contrario. Partire dalle sonorità del mio paese, rimescolarle e ribaltarle creando una musica che stia di traverso tra quella tradizionale e la sperimentazione».

Presente e futuro

Ballo sardo, la poesia di un ritmo concentrico. Il nipote di Beppe Cuga, insigne suonatore di launeddas, è cresciuto, è diventato un alchimista di colori. «Sicuramente mi piace prendere spunto da ciò che mi circonda e da quello che vivo. Da lì nasce la mia ricerca: mettere in dialogo melodie e suggestioni del passato con quelle del presente e futuro, anche con l’elettronica. È un modo per creare qualcosa di nuovo, ma che abbia radici».

Dalle serate con il gruppo folk a Time in Jazz, restando quel ragazzo in piazza con l’organetto. «La mia educazione musicale è stata libera, con un approccio allo strumento sempre gioioso e spontaneo. Cerco di trasmettere la stessa libertà anche ai miei nipoti, stimolandoli a esplorare e a lasciarsi guidare dalla curiosità e dal piacere di suonare».

Il paese festival

Qualche anno fa Pierpaolo Vacca, con un gruppo di amici, ha creato “Sonala”, il festival con un paese intorno. «La risposta della comunità che ci segue, ci invoglia a continuare ad andare avanti e a cercare di costruire qualcosa di solido che continui nel tempo a seminare bellezza anche nei nostri piccoli paesi». Partire, girare il mondo. Suonare sotto le stelle del jazz come ai piedi di una quercia, a Santu Predu. Tornare in bidda tra gli ungrones dell’anima.

«Il legame con Ovodda è forte e viscerale. Credo che nei nostri paesi ci sia una qualità di vita invidiabile e che vivere in un piccolo paese se tutti scegliamo di essere cittadini attivi all’interno di una comunità, possa solo essere un grande privilegio». Ai piedi del monte Orohole fare baldoria è una disciplina sportiva praticata fin da bambini. Pierpaolo guarda avanti. «Ci sono nuovi progetti discografici all’orizzonte e collaborazioni che mi entusiasmano».

Incontro felice

Paolo Fresu è stato più di un incontro, qualcosa di magnetico. Lo spettacolo Tango Macondo ha girato l’Italia, Fresu ha prodotto il suo disco Travessu. «È stimolante ed è un grande privilegio lavorare a fianco a Paolo e al suo staff, che con esperienza e professionalità mi insegnano qualcosa di nuovo». Nel suo tessere trame, di suoni impilati come fogli di pane ‘e fressa , sovrapposti, elettrificati, le melodie restano sarde, il suono riconoscibile, un marchio per pochi. Il teatro è un giardino da esplorare. «Mi piace farmi ispirare dalle suggestioni che solo il teatro sa regalare. È un altro modo di suonare, ogni movimento e ogni suono cambia il significato del racconto. Cerco di lavorare sulle ambientazioni e trovare la dimensione per la narrazione». Con Paolo Floris porta in giro Restituzione, nato da un laboratorio in carcere. In questo tempo è impegnato con Sara Sguotti nello spettacolo Dedica, dialogo in uno spazio fisico. Poi tutto all’improvviso si muove in un ballo. C’è un uomo che suona e un paese intorno.

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