Regione

Il documento di Fercia: «La Consulta ha lasciato la decisione ai giudici civili» 

Il difensore del Collegio di garanzia ha depositato una memoria per l’appello 

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«La sentenza della Corte costituzionale è in continuità con quella del Tribunale di Cagliari». Per il professor Riccardo Fercia, difensore del Collegio regionale di garanzia elettorale della Corte d’appello di Cagliari, la doppia pronuncia della Consulta non avrebbe messo la classica pietra tombale sulla decadenza della presidente della Regione, Alessandra Todde. Anzi, la Consulta – sempre secondo il giurista – avrebbe addirittura rafforzato la decisione del Tribunale, presieduto dal giudice Gaetano Savona, che aveva ricondotto le violazioni sulla rendicontazione di contributi e spese elettorali della leader del Campo Largo ad un sostanziale mancato deposito. E ieri, ultimo giorno utile per il deposito degli atti, l’avvocato ha prodotto in cancelleria una nuova memoria difensiva, in vista dell’udienza del 7 novembre che tratterà l’appello sul ricorso dei legali della presidente Todde, proprio contro la sentenza del Tribunale. La battaglia dunque continua.

Scontro tra giuristi

L’opinione di tanti giuristi è che la Corte costituzionale abbia di fatto bocciato l’ordinanza ingiunzione del Collegio di garanzia che, accertate le irregolarità del rendiconto, aveva ordinato la trasmissione degli atti in Procura e al Consiglio regionale per la pronuncia della decadenza. Non solo. In tanti hanno anche ritenuto che la Consulta abbia svuotato nel merito gli argomenti utilizzati dal Tribunale di Cagliari nella sentenza di primo grado che ha dato torto ai legali della Todde. Non è così per l’avvocato Fercia che, sino a quando non verrà sostituito (per il principio della “perpetuatio”, sancita dal Codice di procedura civile), continuerà a difendere il Collegio di garanzia anche in secondo grado. E dopo l’appello incidentale che aveva depositato il 28 luglio, ieri mattina ha formalizzato anche delle integrazioni che tengono conto, per l’appunto, della doppia pronuncia della Corte costituzionale, difendendo la sentenza di primo grado.

Partita aperta

Insomma, per il giurista la partita sarebbe ancora apertissima. «In tale atto», scrive Fercia in una nota, «il Collegio di Garanzia ha inteso escludere che la Consulta abbia statuito alcunché di dirimente sull’ipotesi di decadenza della Presidente Todde, che non è stata ancora pronunciata da alcun organo». Per l’avvocato, la Consulta avrebbe semplicemente annullato la parte d’ordinanza-ingiunzione che, davanti ad un insieme di gravi violazioni, aveva sanzionato la candidata con la decadenza. In realtà la norma prevede che la decadenza sia possibile solo in caso di mancata presentazione del rendiconto. Una conclusione a cui, però, è arrivato autonomamente il Tribunale di Cagliari con la propria sentenza e con il potere di riqualificazione dei fatti che la Consulta ha lasciato impregiudicata al giudice civile. «Non a caso, con le due sentenze del 15 ottobre, lette in un ideale continuo logico-giuridico», prosegue Fercia, «la Corte costituzionale non solo ha dichiarato inammissibile il ricorso della Regione contro la sentenza del Tribunale, ma ha altresì evidenziato come il giudice naturale precostituito per legge, cioè il Giudice Ordinario, abbia sul punto il potere-dovere di riqualificare in diritto il fatto oggetto di contestazione».

L’udienza in appello

Ora bisognerà capire se l’ordinario di Diritto romano, ancora componente del Collegio regionale di garanzia elettorale, sarà confermato alla difesa nell’udienza del 7 novembre. In queste ore sta andando in pensione il presidente facente funzioni della Corte d’appello, Massimo Poddighe, che aveva presieduto la riunione nella quale Fercia era stato revocato. A sostituirlo sarà la consigliera della Corte, Maria Teresa Spanu. In ogni caso, le integrazioni depositate ieri, resteranno agli atti e dovranno essere comunque esaminate dai giudici.

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