Il congresso dei veleni della Fasi (la Federazione dei circoli dei sardi) si è chiuso ieri in un clima tesissimo. Dopo uno spoglio infinito delle schede – con i rappresentanti di lista blindati dentro il cinema Miramare fino a notte, un altro gruppo fuori in attesa senza notizie per ore, e molti già rientrati a casa lontano dall’Isola – si è saputo che il presidente uscente, Bastianino Mossa, sarebbe stato riconfermato per i prossimi quattro anni con un margine risicato. Sarebbe, perché manca l’ufficialità, e perché si sarebbe dovuto procedere a un riconteggio, pare per problemi sul numero delle schede consegnate.
Le critiche
E sono diversi gli emigrati che parlano di «ricorso», di «evidenti profili di illegittimità» nel modo in cui si sono svolti i lavori, di una probabile «impugnazione per annullare l’intero congresso». Congresso cominciato male, spaccato, con una “denuncia” alla Regione da parte delle coordinatrici Giovani e Donne «per la democrazia negata», e finito peggio, tra sedute con urla e fischi.
Dunque, la Federazione delle associazioni doveva rinnovare l’esecutivo nazionale, i revisori dei conti e i probiviri. Per questo ha chiamato a raccolta ad Alghero 300 delegati in rappresentanza di 70 circoli di 14 regioni e 46 province all’ottavo Congresso intitolato “A domo nostra. Radici sarde e orizzonti nel mondo”, tra dibattiti e spettacoli, con l’obiettivo «di un confronto, un bilancio e un rilancio» della Federazione.
La frattura
La frattura nel mondo degli emigrati non si è ricomposta, anzi, nell’ultima giornata, alle dispute dei giorni precedenti, si sono aggiunti nuovi motivi d’attrito. «Hanno deciso, in silenzio, senza neppure avvertirci prima, di farci fuori, cioè di escludere dal voto la presidente onoraria Serafina Mascia e il sottoscritto, presidente emerito», racconta Tonino Mulas. «Le nostre cariche sono state cancellate, nel nuovo Statuto, quello approvato con quella “pantomima” che si è svolta l’altro giorno, non esistono più. E va bene. Ma il fatto è che noi eravamo comunque componenti dell’esecutivo uscente, quindi delegati d’ufficio con diritto di voto, e naturalmente la norma nuova non può essere retroattiva. Insomma, è stata un’altra operazione inaccettabile perpetrata dal vertice uscente».
Lo Statuto
Il voto sul nuovo Statuto di cui parla Mulas è quello che si è svolto venerdì e ha suscitato parecchie perplessità. «Per alzata di mano, senza una verifica puntuale», dicono alcuni dei presenti. Alla fine, con 101 sì contro 98 no sono state approvate le nuove regole statutarie, «una riforma importante che però purtroppo non è mai stata discussa, di cui una bozza era stata inviata ai presidenti di circolo solo la sera prima. E in seguito, una mozione che chiedeva il ripristino delle regole, non è stata neanche messa ai voti, è stata respinta».
Le liste
Comunque, ieri in corsa c’erano due liste bloccate, senza possibilità di esprimere preferenze: la prima nata con un moto di rivolta, capolista Sara Nicole Cancedda (l’autrice della lettera che denunciava «il tentativo del presidente uscente di cambiare le regole del gioco senza confronto, in modo tale da minare in modo gravissimo la partecipazione di giovani e donne alla vita democratica della Federazione»), e candidati Elena Teresa Montani, Mattia Lilliu, Pietro Palmas, Asia Pisu, Luciana Sedda, Saverio Fernando Vidili, Cristina Leone e Barbara Burghesu.
La seconda, del presidente Bastianino Mossa, con candidati Paola Congiu, Francesco Pongiluppi, Salvatore Passero, Pasqualina Pira, Maria Giuseppa Cabiddu, Nicoletta Menneas, Bruno Sedda e Paola Pisano.
Di mattina si è votato prima per decidere se procedere con voto segreto o palese, e ha prevalso la prima opzione. Poi, la giornata infinita. Dovrebbe essere stato rieletto Bastianino Mossa, 64 anni, veterinario, nato a Bultei e residente a Piacenza, con 129 voti, contro i 112 della lista antagonista. A tarda notte il riconteggio, la partita non è finita.
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