Città del Vaticano. Ancora martedì sera papa Leone mostrava cautela: il vescovo di Cadice Rafael Zornoza «insiste sulla sua innocenza. È stata aperta un’indagine e dobbiamo lasciarla procedere», diceva Prevost lasciando Castel Gandolfo.
I risultati dell’inchiesta vaticana evidentemente sono arrivati in fretta e Leone ha rotto ogni indugio: a dodici giorni dallo scoppio del caso sui giornali spagnoli, è stata pubblicata sul bollettino della sala stampa vaticana la rinuncia del vescovo, accusato di abusi sessuali continuati su un minorenne negli anni Novanta, quando a Getafe (Madrid) dirigeva il seminario maggiore della diocesi. Il vescovo, 76 anni, aveva già presentato la sua rinuncia l’anno scorso, al compimento dei 75, età della pensione dei vescovi. La pratica, complice il cambio di pontificato, era rimasta a prendere polvere finché quest’estate alla Dottrina della Fede è arrivata la lettera dell’ex seminarista, che raccontava («con la sola intenzione di evitare che quanto è accaduto a me possa continuare e succedere ad altri bambini») come Zornoza lo avesse costretto a subire abusi sessuali da quando aveva 14 anni fino ai 21. Di recente all’indagine si erano aggiunti nuovi importanti documenti trasmessi da Madrid mentre El Pais pubblicava la lettera dell’ex seminarista, parlando nei giorni successivi di un «modello sistemico» di coperture e ipotizzando insabbiamenti da parte di Zornoza. Un segnale che la posizione del prelato era traballante era arrivato quando il presidente della Conferenza episcopale spagnola, monsignor Luis Arguello, aveva ammesso che «il fatto che la Santa Sede abbia iniziato l’inchiesta è ciò che dà verosimiglianza alle accuse». Lunedì scorso il Papa ha incontrato a porte chiuse in Vaticano l’intera conferenza episcopale spagnola, mentre giovedì ad Assisi aveva ammonito i vescovi italiani sulla necessità di rispettare la regola inderogabile sul pensionamento a 75 anni.
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