Mai così distanti. Mai così divisi. Il caso Egas, con il rinnovo della presidenza nell’ente che regola il servizio idrico e super visiona l’operato di Abbanoa, ha fatto scoppiare il bubbone della guerra sinora silenziosa tra M5S e Pd. Tra Alessandra Todde e il partito più forte della coalizione, per consenso ed eletti. Ieri, pur di portare a casa il risultato, la governatrice si è alleata con il centrodestra, nel tentativo di incassare la riconferma di Fabio Albieri, l’ex dem passato nel frattempo con Sardegna 20venti. Ma il presidente uscente di Egas si è fermato a cinque voti su undici, uno in meno della maggioranza assoluta richiesta per statuto. Niente da fare, neanche per Todde. Tutto rinviato a domani, vigilia del vertice di maggioranza in programma oggi in Regione. All’ordine del giorno anche il rimpasto della Giunta, l’altra metà dello scontro politico targato Campo largo.
Altissima tensione
È una partita che si sta giocando sul filo del nervosismo, quella di Egas. Il Pd, in questi due anni di legislatura, a Todde ha concesso tutto, rinunciando financo il bilancino del manuale Cencelli. Adesso però il registro è cambiato e su Egas si decide un pezzo dei nuovi equilibri di coalizione. Tanto che ieri, a domanda precisa su WhatsApp, i capigruppo hanno visualizzato i messaggi senza proferire parola. Tutti coperti, da Sinistra futura a Uniti per Todde.
Lo schema
In Egas funziona che il presidente viene votato dal Comitato istituzionale d’ambito, composto da dieci sindaci, eletti il 5 novembre scorso. Le fasce tricolori appartengono a quattro categorie diverse, per fascia demografica. Nella prima ci sono Massimo Zedda (Cagliari) e Settimo Nizzi (Olbia); nella seconda Beniamino Garau (Capoterra) e Massimo Mulas (Porto Torres); nella terza lo stesso Albieri (è anche primo cittadino di Calangianus) e Pietro Cocco (Gonnesa); nella quarta Maurizio Sirca (Sarule), Antonello Idini (Padru), Antonio Giuseppe Mellino (Nule) e Giovanni Maria Budroni (Tissi).
La conta
I quattro sindaci di centrodestra che hanno votato insieme a Todde sono stati Nizzi, Garau, lo stesso Albieri e Mellino. Scheda bianca per Zedda, Mulas, Cocco, Sirca e Idini. Non si è espresso Budroni, esponente di Orizzonte Comune, la civica di Franco Cuccureddu, l’assessore regionale al Turismo che in maggioranza viene considerato un fedelissimo di Todde. Ma martedì, con una nota-verbale, il coordinamento interno ha preso le distanze dallo scontro. «Un ente chiamato nell’imminente futuro a scelte impegnative, quali l’affidamento del servizio idrico e il piano d’ambito, non può essere governato da una maggioranza risicata, sei a cinque». Come finirebbe, a favore di Albieri o contro, se Budroni si schierasse.
Il clima
In Giunta va riassegnata la delega dell’Agricoltura. Ma Todde è sparita dai radar. I Progressisti, cui spetta la delega e che hanno indicato il capogruppo Francesco Agus, sono rimasti senza casella nell’Esecutivo. Dalla presidenza, di norma molto comunicativi, centellinano le parole. «Rimpasto? Ne discuteremo sicuramente domani (oggi, ndr)». E dovrebbe riguardare, sempre stando a quanto arriva dal Palazzo, solo l’Agricoltura. Ciò che non spiega il motivo per cui Todde non firmi il decreto ad Agus. O forse sì: l’assessore in pectore è un progressista come Zedda, uno dei sindaci che non vuol tirare la volata al centrodestra di Albieri.
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