Il responsabile degli Enti locali prova a fare chiarezza sulla sentenza della Consulta aprendo un nuovo fronte polemico

Aree idonee, ora è scontro tra i Comitati e Spanedda: «La lezione non è servita» 

L’assessore: «La legge 20 resta in piedi» La replica: «Avete abbandonato la Pratobello» 

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La Regione non ci sta: «La legge 20 non è stata bocciata e neppure cancellata dalla Corte Costituzionale», ha voluto chiarire ieri con un comunicato l’assessore all’Urbanistica e agli Enti locali Francesco Spanedda. «Difendiamo il territorio e governiamo la transizione». Ma, a stretto giro, arriva la reazione dei Comitati: «Allora non hanno imparato nulla», tuona il sindaco di Orgosolo. «Continuano a sbagliare: se si intestardiscono a non puntare sull’articolo 3 lettera F dello Statuto che ci dà competenza primaria in materia urbanistica arriveranno ulteriori scoppolate».

L’assessore

Per Spanedda la legge sarda sulle aree idonee resta in piedi: «Anche perché la Consulta mette in discussione in quattro punti, anche sulla base di pronunciamenti e norme nazionali posteriori all'approvazione della legge regionale. La struttura della norma dunque rimane, nonostante le evoluzioni della disciplina nazionale in materia nel tempo». E poi: «Restano pienamente efficaci gli articoli centrali della legge e tutti gli allegati tecnici, che definiscono aree idonee (all’interno delle quali possono essere applicate le procedure semplificate) e non idonee, criteri urbanistici, paesaggistici e territoriali. La Sardegna continua ad avere uno strumento di governo, non un vuoto normativo». Spanedda ricorda che la legge 20 nasce per tenere insieme transizione energetica e tutela del paesaggio, nel rispetto dello Statuto speciale e dell’articolo 9 della Costituzione. La Corte ha eliminato i divieti automatici nelle aree non idonee. «Questo non significa via libera indiscriminato ma la Corte afferma che in quelle aree gli impianti affronteranno procedure con “istruttoria rafforzata” e controlli più severi, senza alcuna semplificazione procedurale. Semplicemente si passa da una condizione di divieto generale alla verifica di condizioni puntuali, progetto per progetto».

I comitati

Mereu non è tenero: «Quante volte devono sbatterci la testa per capirlo? Se si vuole andare a una vertenza con lo Stato bisogna sfruttare le competenze rimaste alla Regione. Ed è il modo migliore anche per aprire altre vertenze, rivendicando ancor di più la nostra specificità. È comico che chi ci governa non se ne accorga: bisogna avere il coraggio di aprire una vertenza globale con lo Stato, dai trasporti alla Sanità. Mostrando i denti: continuando a pietire non otterremo mai nulla e continueremo ad essere l’ultima ruota del carro». Dello stesso avviso Luigi Pisci, del Comitato Sarcidano: «La Consulta ha colpito l’articolo 3 ma non la lettera F, guarda caso quella che ci tutela. È evidente che la Giunta regionale, cioè chi governa la Sardegna, ancora non ha capito la situazione. La nostra è quasi una preghiera, alla luce dell’assalto in atto: tirino fuori la Pratobello24 dall’armadio ormai impolverato dove giace da più di un anno e la portino in Consiglio per l’approvazione: siamo ancora in tempo, è l’ultima occasione».

La Pratobello24

Sulla partita delle rinnovabili Pisci attacca: «Hanno dato briciole per la pannellizzazione delle case, poco più di mille progetti, che significa tre per ogni Comune sardo. E anche sulle comunità energetiche non è che la Regione abbia ottenuto chissà quali successi. Se governare la transizione è questo, possiamo definire la la legge 20 un flop su tutti i fronti».

Sit-in

Intanto oggi, sempre sul fronte della protesta, a partire dalle 10, davanti al Consiglio regionale, è prevista la manifestazione del gruppo “Surra”, spinta da attivisti social e influencer sardi.

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