La “guerra” è “santa, come si conviene alla “città di Pietro”. Senza esclusione di colpi, tutti tracciati da missive protocollate, parole pesanti, affermazioni che scolpiscono verità sinora rimaste indefinite percezioni di Palazzo. Sull’assalto eolico alla “Terra dei Nuraghi” si sta consumando non solo una lotta di potere, ma anche uno scontro titanico sui “valori” costituzionali dell’Ambiente, del Paesaggio e dei Beni Culturali. L’allineamento “politico” dei Ministeri di Roma è saltato per aria, dinanzi alla coscienza che intravvede la “distruzione” alle porte. Definizione forte quella di “distruzione”, che qualcuno potrebbe tacciare di esorbitante licenza giornalistica.

Testuale: «distruzione»

Non è così, è esattamente il termine che compare nello scambio epistolare tra il Dicastero dei Beni Culturali e quello dell’Ambiente, Ministero prestato sine die alla causa della Sicurezza Energetica. La resa dei conti è messa nero su bianco, dopo mesi di scontri latenti, mai esplosi all’esterno. Il peso del conflitto, però, si percepiva da tempo, da quando la linea “strategico-lobbistica” del Governo Draghi aveva deciso “manu militari” che i Beni Culturali e Paesaggistici dovevano soccombere all’incedere di “grattacieli d’acciaio rotanti” e distese infinite di silicio, specchi devastanti con cui occupare aree agricole e dolci colline, sino ad allora affidate al “superfluo” e “inutile” pascolo. L’hanno mal sopportata gli uffici del Collegio Romano, sede centrale del Ministero che per “missione” dovrebbe proteggere beni archeologici e paesaggio, cultura e storia. Il passaggio è stato cruciale e devastante, trasformare il parere su pale e pannelli da “obbligatorio-vincolante” a “obbligatorio-non vincolante”, come dire, “cantate pure”, il vostro verbo non avrà la dignità del rispetto e dell’ascolto. I Tribunali, il Tar Sardegna prima di tutti, negli ultimi due anni, caso per caso, avevano restituito il maltolto, con sentenze puntuali e argomentate sulla prevalenza dei valori costituzionali, il rapporto tra effetto cumulativo di impianti eolico-industriali e il paesaggio, tra pesi e comparazione dei “beni universali” dell’Uomo. Il Pnrr, il “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” di europea imposizione, all’origine del misfatto, però, aveva investito il Ministero dell’Ambiente della licenza di “uccidere”, di far fuori paesaggio, natura e beni archeologici pur di soddisfare la “bramosia” energetico-affaristica delle lobby del vento e del sole. Una supremazia sancita per decreto, annientando Trattati e Costituzione, pur di spianare, in tutti i sensi, la strada alla speculazione energetica, quella che sta travolgendo la Sardegna. L’ultimo passaggio legislativo segna uno sfregio imponente: con il decreto-legge n.13 del 2023 la distanza minima dai beni archeologici, Nuraghi, Tombe dei Giganti, Menhir, è stata ridotta a tre chilometri rispetto ai sette iniziali del precedente dispositivo normativo.

La contesa dei “valori”

Un’avanzata speculativa inaccettabile per i vertici delle Soprintendenze chiamati sempre di più a retrocedere dalla tutela dei beni a loro affidati. Tutto sino a quando il “numero uno” della Soprintendenza Speciale del Pnnr, Luigi La Rocca, prende mail e pec e scrive ai vertici del Ministero dell’Ambiente, alla Direzione generale delle Valutazioni ambientali e alla Commissione Tecnica Pnrr – Pniec. L’oggetto del contendere è l’ultimo dei piani d’assalto della petrolifera Saras al cuore dell’Isola con un progetto destinato a stravolgere con sette giganteschi aerogeneratori, quelli più potenti da 7 megawatt ciascuno, il paesaggio e i beni archeologici nell’area del Sarcidano intorno ad Isili. È in quella missiva, protocollo digitale del 22 maggio scorso, che è contenuto l’attacco diretto, senza fronzoli, allo strapotere esercitato dal “Ministero dell’Eolico a tutti i costi”. La premessa è tranchant: il parere sul progetto è «fortemente negativo». Il riferimento è alla scalata del braccio eolico della raffineria di Sarroch al proscenio del Nuraghe Is Paras, ad Isili, ma il prosieguo della comunicazione è la più dura delle contestazioni: volete distruggere l’intero paesaggio naturale/agricolo trasformandolo in un paesaggio industriale. Non un’affermazione prevenuta, ma una posizione argomentata punto per punto, in punta di diritto, mettendo a nudo il nefasto arcano congegnato dai Palazzi di Roma per erodere a “cerchi concentrici” l’intero territorio dell’Isola. Quello che rivela la Soprintendenza Speciale è un meccanismo perverso, quasi una reazione a catena, capace di spostare sempre in avanti i limiti della “distruzione”. Ogni nuova pala eolica, insomma, diventa un’estensione della devastazione, un’avanzata continua del confine dello scempio paesaggistico.

Stratagemma d’assalto

Uno stratagemma normativo emerso nelle precedenti inchieste del nostro giornale, ma che ora ha il sigillo degli uffici di Stato. Scrive il Soprintendente: «la realizzazione dell’impianto industriale eolico in esame, quello della Saras, costituirebbe per il Ministero dell’Ambiente l’automatica ulteriore classificazione di tutte le aree naturali ed agricole circostanti i singoli aerogeneratori, per 500 metri, quali “aree idonee” ex lege per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili, tanto da costituire per lo stesso Ministero la legittimazione per la trasformazione/distruzione del medesimo paesaggio naturale/agricolo tramite la sua trasformazione totale in un paesaggio industriale». Una vera e propria trasformazione/distruzione concepita con il meccanismo dell’avanzata militare: ogni nuova pala costituisce una nuova trincea che legittima un’ulteriore conquista dei terreni direttamente contigui con un incedere senza confini e limiti. Un’operazione studiata a tavolino che – secondo il “numero uno” della Soprintendenza speciale - avrà una conseguenza devastante: «i valori di eguale tutela del Paesaggio di cui all’art. 9 della Costituzione non avrebbero più alcun tipo di riconoscimento, risultando remissivi rispetto alla tutela dell’ambiente, benché il fattore ambientale del patrimonio culturale e del paesaggio ne sia comunque riconosciuto quale parte essenziale dal Codice Ambientale». Tutto questo - è scritto nella missiva – provocherà «di conseguenza, l’estensione delle aree idonee per la realizzazione di impianti di energia rinnovabile, oltre ogni possibile immaginazione, in quanto generata proprio dalla presenza di nuovi e continui impianti eolici e fotovoltaici sul territorio». Negli uffici della Tutela archeologica conoscono la reazione del Ministero dell’Ambiente: se ne fregheranno. Lo scrivono ma annunciano battaglia: «qualora il Ministero dell’Ambiente dovesse comunque ritenere di superare - adottando unilateralmente il provvedimento di Valutazione di Impatto Ambientale privo del concerto della Scrivente - il parere tecnico istruttorio negativo reso da questa Soprintendenza speciale per il Pnrr con specifico riferimento alla tutela del patrimonio culturale nel suo complesso e del paesaggio di cui alla Convenzione Europea del Paesaggio, dovrà in ogni caso renderne esplicita ed adeguata motivazione nell’atto unilaterale assunto per la conclusione del procedimento di VIA, avendo, tuttavia, ben presente che le disposizioni del “Decreto Draghi” attengono unicamente ai profili di competenza paesaggistica di questa Amministrazione e non anche a quelli di tutela dei beni culturali archeologici ed architettonici». Come dire potete scavalcare tutto, ma non la tutela dei beni archeologici e architettonici.

Regione prona su Roma

Una vera e propria dichiarazione di guerra a tutela dell’immenso patrimonio nuragico dell’Isola, assunto proprio quando la Regione sarda, con la brusca frenata all’esame del Disegno di Legge sulla materia, sembra “abdicare” ai propri poteri costituzionali e statutari in materia di "Governo del Territorio”, gli unici in grado di fermare lo scempio in agguato. Attendere il decreto del Governo sulle «aree idonee» significa rinunciare ad imporre «norme urbanistiche» efficaci e puntuali, le uniche che possono bloccare con effetto immediato la devastazione della Sardegna. Ogni ulteriore perdita di tempo è un regalo agli speculatori del vento e del sole.

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