È il 31 dicembre 1987 e Robert Gabriel Mugabe diventa presidente dello Zimbabwe dopo essere stato primo ministro per i sette anni precedenti. Sale in carica dopo l’abolizione del ruolo di primo ministro e ci rimarrà per trent’anni esatti; fino a poche settimane fa, quando lascia l’incarico dopo le dimissioni da presidente seguite all’arresto in occasione del colpo di Stato del 15 novembre. L’arresto arriva dopo un’azione congiunta tra l'esercito e il suo vice ex presidente Emmerson Mnangagwa, ma non viene destituito ufficialmente e così Mugabe appare di nuovo in pubblico a una cerimonia all’università di Harare due giorni più tardi. Viene poi estromesso come leader dell’Unione nazionale africana di Zimbabwe-Fronte Patriottico e portato a lasciare.

Sul finire degli anni Ottanta progetta di rendere lo Zimbabwe uno Stato socialista a partito unico, interviene nella guerra civile nella Repubblica Democratica del Congo e nel 2000 con un referendum chiede che gli vengano concessi pieni poteri, ma la richiesta viene respinta. Nel 2007 modifica la Costituzione e abolisce il limite di quattro mandati presidenziali.

(Unioneonline/m.c.)

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