"Dimissioni, dimissioni" grida la folla radunata davanti al Quirinale la sera del 12 novembre 2011, mentre il premier dimissionario Silvio Berlusconi si prepara a incontrare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Da giorni il IV governo del Cavaliere ha perso la maggioranza e sa di dover cedere le redini del governo nelle mani di Mario Monti, scelto da Napolitano per un governo tecnico d'emergenza, dopo le pressioni dell'Unione europea, l'impennata dello spread a 574 punti, il downgrade di Standard & Poor's e la minaccia sempre più credibile del default del Paese.

Ma è ormai da mesi che il Cavaliere è sotto l'attacco incrociato di Bruxelles, della Bce, delle forze di opposizione, dei media internazionali, delle forze alleate - vedi la Lega - e anche di una parte interna a Forza Italia.

E l'estate bollente del 2011 si porta dietro anche lo scandalo Ruby e le pressioni della magistratura, gli attacchi al ministro dell'Economia Giulio Tremonti e lo strappo di Umberto Bossi che non cede sull'arresto del deputato del Popolo delle Libertà Alfonso Papa.

Ma il vero tracollo politico ed economico del governo Berlusconi arriva con l'invio della famosa lettera della Bce, del presidente uscente Jean Claude Trichet e del suo successore Mario Draghi, in cui sono elencate le rigidissime richieste per scongiurare la bancarotta del Paese.

Troppo, insomma, anche per Silvio Berlusconi, beffato pure dagli alleati europei Merkel e Sarkozy, pizzicati a ridere durante una conferenza stampa in cui viene chiesto se si fidano del premier italiano.

E si arriva così al 9 novembre e alla nomina di Mario Monti a premier da parte di Giorgio Napolitano. Tre giorni dopo il Cavaliere salirà al Colle per rassegnare le proprie dimissioni.

(Unioneonline/b.m.)

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