Sono le 22:39 del 9 ottobre del 1963 quando un'enorme frana di roccia di circa due chilometri quadrati di superficie e 260 milioni di metri cubi di volume, si stacca dalle pendici del monte Toc, tra il Friuli e il Veneto.

La roccia scivola nel bacino artificiale della diga del Vajont e provoca una gigantesca onda, che spazza via i comuni di Longarone, Codissago, Castellavazzo, Erto e Casso.

Sono 1.917 i morti.

Il disastro ambientale, hanno accertato le complicate indagini, fu dovuto a un errore umano e a sbagliati calcoli dell'assetto idrogeologico del versante del monte Toc. Le abbondanti piogge di quei giorni fecero il resto.

Nel 2000, dopo una lunga vicenda giudiziaria, si raggiunse un accordo di ripartizione degli oneri di risarcimento danni, divisi tra Enel, Montedison e Stato italiano al 33,3% ciascuno.

(Unioneonline/D)

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