Era il 5 marzo del 1993 quando il velocista canadese Ben Johnson veniva squalificato a vita dalle competizioni internazionali dopo essere risultato positivo al doping per la seconda volta.

L'atleta, di origine giamaicana, aveva avuto un primo clamoroso esito positivo nel 1988, ai Giochi olimpici di Seul: aveva vinto la finale dei 100 metri piani, stabilendo il nuovo record mondiale con il tempo di 9''79.

Tre giorni dopo, però, nel suo corpo fu rilevata la presenza di stanozololo, un derivato sintetico del testosterone: immediata la squalifica, annullata la vittoria. E ovviamente anche il record appena battuto.

Johnson, e non solo lui, ammise di aver fatto uso di sostanze dopanti, ma per essere all'altezza degli atleti più forti. Che lo erano, a suo dire, proprio grazie al doping.

Nel 1991 tentò il ritorno sulle scene dell'atletica, con scarso successo. Due anni dopo, a Montreal, la fine definitiva della sua carriera sportiva.

(Unioneonline/D)

Marzo 2020

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