Esattamente tre anni fa Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, accompagnava in una clinica svizzera Fabiano Antoniani, alias dj Fabo, il 40enne milanese deciso a sottoporsi a "dolce morte".

Paralizzato e gravemente malato in seguito a un incidente, Fabo aveva scelto l'eutanasia per smettere di soffrire. E Cappato aveva acconsentito ad esaudire il suo tragico, estremo, ma consapevole, desiderio.

Al ritorno in Italia, lo stesso Cato si autodenunciò alle autorità, finendo sotto processo per aver in qualche modo favorito il suicidio assistito del 40enne.

La vicenda diede il via a un vero e proprio caso politico, rinfocolando il dibattito sul fine vita in Italia.

Caso che arrivò anche in Corte di Cassazione, che rinviò il processo, sollecitando al contempo il legislatore a occuparsi il prima possibile del vuoto di regola in tema di suicidio assistito per le persone gravemente malate. E Cappato, nel dicembre 2019, venne definitivamente assolto da ogni accusa.

"Oggi Fabiano avrebbe festeggiato insieme a me, perché è una battaglia in cui credeva fin dall'inizio. È una battaglia per la libertà di tutti", le sue parole dopo la sentenza.

(Unioneonline/l.f.)

Febbraio 2020

Gennaio 2020
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