Esattamente 58 anni fa moriva uno degli imprenditori simbolo del Novecento italiano: Adriano Olivetti, ingegnere visionario e filantropo, nonché patron dell’omonima fabbrica di Ivrea, fiore all’occhiello dell’industria italiana nel Dopoguerra.

Un’azienda - attiva nella produzione di macchine da scrivere, macchine da calcolo e macchine elettroniche - che Adriano ereditò dal padre Camillo e che negli anni fece diventare uno dei punti di riferimento a livello nazionale e internazionale nei campi dell’innovazione, della progettazione e del design.

Oltre alla costante attenzione al futuro, la Olivetti rappresentò per decenni un modello anche per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro. Fu proprio Adriano Olivetti a teorizzare una sorta di connubio perfetto tra esigenze imprenditoriali e istanze dei lavoratori, tra capitalismo e socialismo, tra esigenze produttive e aspirazione alla felicità dei lavoratori.

Il 27 febbraio 1960, Olivetti, che fu anche deputato per il movimento liberaldemocratico Comunità, fu colto da un grave malore mentre, in treno, si stava recando in Svizzera per affari. Inutili i soccorsi. Aveva 59 anni.

(Unioneonline/l.f.)

Febbraio 2018

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