Il 20 marzo del 2003 le truppe della coalizione internazionale, guidata dagli Stati Uniti, invadono l'Iraq: è l'inizio della seconda guerra del Golfo.

La decisione dell'intervento armato nasce soprattutto dalle frizioni tra il governo di Washington e Saddam Hussein, accusato - oltre che di essere un dittatore sanguinario - anche di appoggiare il terrorismo islamico e di nascondere (tesi che poi verrà smentita dai fatti) armi di distruzione di massa.

In poco meno di un mese le principali città del Paese cadono nelle mani della coalizione e il primo maggio il presidente George W. Bush dichiara le operazioni militari su larga scala. Il conflitto però non finisce: prima il popolo iracheno, poi si scatena una vera e propria guerra civile tra sunniti e sciiti.

Il 15 luglio anche l'Italia entra nella missione.

Dopo la fuga da Baghdad, Saddam Hussein viene catturato il 13 dicembre 2003 in un villaggio nelle vicinanze di Tikrīt. Sottoposto a processo presso un tribunale speciale iracheno, è condannato a morte: viene impiccato il 30 dicembre 2006. Ma la sua morte non segnerà la fine della guerra.

(Unioneonline/F)

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