Il 2 luglio del 1986, dopo 185 giorni di carcere, Aldo Scardella si toglie la vita.

Il 24enne cagliaritano, studente della facoltà di Economia e Commercio, è protagonista di uno dei più clamorosi casi di errore giudiziario.

Viene arrestato il 29 dicembre del 1985 con l’accusa di essere il responsabile dell’omicidio del commerciante Giovanni Battista Pinna, ucciso a colpi di pistola durante una rapina. Il giovane è il principale indiziato del delitto dopo che le forze dell’ordine ritrovano uno dei passamontagna usati dai malviventi nel giardino condominiale di un palazzo vicino allo stabile in cui il ragazzo abitava.

Dopo l’interrogatorio, Scardella viene arrestato e recluso nella casa circondariale del Buoncammino e poi in isolamento al “Mannu” di Oristano, nonostante l’esito di una perizia sul reperto lo scagionasse.

Il 24 aprile viene trasferito nuovamente al carcere del capoluogo; poco più di due mesi dopo viene trovato in cella senza vita.

A rendergli omaggio, pochi giorni dopo, al Cimitero di San Michele il presentatore Enzo Tortora, scagionato dalle accuse ingiuste di associazione a delinquere di stampo mafioso.

L’innocenza di Scardella viene riconosciuta solo dieci anni dopo grazie alla testimonianza di Antonio Fanni, che fece il nome dei veri killer, Walter Camba e Adriano Peddio. I due sono stati condannati in via definitiva nel 2002.

(Unioneonline/F)

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