Sono trascorsi quarant’anni dal giorno in cui nella sala d’aspetto della stazione di Bologna esplodeva una bomba ad alto potenziale che uccideva 85 persone e ne feriva 200.

Quarant’anni in cui i familiari delle vittime della strage hanno continuato a pretendere i nomi dei mandanti che hanno concorso con gli esecutori, i Nar già condannati Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, i primi tre in via definitiva e l'ultimo in primo grado. Quest'anno i nomi ci sono ma un processo non potrà mai esserci né una sentenza di condanna o di assoluzione, perché tutti e quattro sono morti.

Secondo la Procura generale dietro alla strage ci sono “Il Venerabile” Licio Gelli della loggia massonica P2, morto nel 2015, accanto ad apparati deviati dello Stato. Gelli avrebbe agito con l'imprenditore e banchiere legato alla P2 Umberto Ortolani, con l'ex prefetto ed ex capo dell'ufficio Affari Riservati del ministero dell'Interno Federico Umberto D'Amato e con il giornalista iscritto alla loggia ed ex senatore dell'Msi, Mario Tedeschi. I primi due sono indicati come mandanti-finanziatori, D'Amato mandante-organizzatore, Tedeschi organizzatore.

Ma le indagini vanno avanti, e le ha sollecitate anche il presidente della Repubblica per raggiungere "pienamente" quella "verità" che ancora manca. "La mia presenza qui - ha detto Sergio Mattarella alla stazione - ha questo significato: la partecipazione al dolore che rimane, la solidarietà della Repubblica per questo dolore. Il dovere del ricordo della memoria perché non si smarrisca mai la consapevolezza di quanto avvenuto e che va impedito per il futuro".

(Unioneonline/D)

Luglio 2020

Giugno 2020
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