Esattamente 57 anni fa iniziava la crisi dei missili di Cuba.

Uno dei momento più bui della Guerra Fredda, le due settimane in cui il mondo è stato più vicino a un conflitto nucleare.

Come reazione alla fallita invasione della Baia dei Porci del '61 (ovvero il tentativo di rovesciare Fidel Castro), il leader sovietico Nikita Kruscev accettò la richiesta di Cuba di posizionare dei missili nucleari sull'Isola per scoraggiare un possibile attacco americano.

Missili nucleari sovietici ad appena 90 miglia dalla Florida, un aereo spia americano produsse le prove fotografiche della loro presenza. Quindi gli americani allestirono un blocco militare per impedire che ulteriori missili arrivassero a Cuba, chiesero inoltre al Cremlino lo smantellamento di quelli presenti.

Dopo un lungo periodo di negoziati ad altissima tensione, Kennedy e Kruscev raggiunsero l'intesa: pubblicamente, i sovietici avrebbero smantellato le loro armi a Cuba e le avrebbero riportate in patria sotto verifica di Nazioni Unite. In cambio, gli Usa avrebbero fatto una pubblica promessa di non tentare di invadere Cuba e, in segreto, avrebbero smantellato i missili di loro fabbricazione schierati in Italia e Turchia.

(Unioneonline/L)

Ottobre 2019

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