Il primo dicembre del 1955, terminata la giornata lavorativa, la 55enne Rosa Parks, di pelle nera e sarta di professione, prende un autobus (il 2857) per tornare a casa a Montgomery, in Alabama.

Si siede in una fila centrale e poche fermate dopo, quando sale un passeggero bianco, il conducente del mezzo le chiede di alzarsi per farlo sedere: questo era quanto previsto dalle leggi di segregazione razziale della città.

E la donna lo sa: i neri siedono dietro, i bianchi davanti, mentre i posti centrali sono misti, ma se occupati la precedenza spetta sempre ai bianchi.

Questa volta però non ci sta e risponde "no" all'invito dell'autista.

Da quel momento diventa la paladina dei diritti dei neri impegnati nella dura lotta contro la segregazione che opprimeva gli Stati del Sud.

Dopo il rifiuto di alzarsi viene arrestata per "condotta impropria", ma poi, già a poche ore dall'arresto, venne rilasciata grazie alla cauzione pagata da un avvocato bianco vicino alle posizioni dei neri.

"Dicono che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero - spiegò poi Rosa Parks - . Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro. L'unica cosa di cui ero stanca era subire".

Il gesto della donna innesca un boicottaggio dei mezzi pubblici che dura bene 381 giorni. La protesta è guidata da Martin Luther King e porterà la Corte Suprema ad abolire le discriminazioni sugli autobus.

(Unioneonline/s.a.)

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