Netflix ha smesso di rendere disponibili i contenuti. Apple ha sospeso le vendite e così la Nike. La lista dei marchi più noti e “potenti” del mondo che hanno deciso di unirsi alle rappresaglie finanziarie ed economiche attuate dai Paesi occidentali in Russia si allunga di giorno in giorno.

Alla fine anche McDonald's e Starbucks, ma anche Coca-Cola e PepsiCo, criticate aspramente per essere rimaste a lungo in silenzio, cedono alla pressione e alle minacce di boicottaggio e, dopo quasi due settimane dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, annunciano la sospensione delle loro attività in Russia.

"Continueremo a monitorare la situazione e valutare se ulteriori misure sono necessarie. In questo momento è impossibile prevedere quando potremo riaprire", afferma l'amministratore delegato Chris Kempczincki, precisando comunque che McDonald's continuerà a pagare i suoi 62.000 dipendenti in Russia.

"I nostri valori ci spingono a non ignorare la sofferenza umana inutile" che si sta verificando in Ucraina, aggiunge. 

Quando è arrivata nel 1990 a Mosca, che era allora ancora parte dell'Unione Sovietica, McDonald's è divenuta il simbolo dell'ascesa del capitalismo a scapito del comunismo. Nel suo primo giorno di attività si stima che 30.000 russi si erano messi in fila per assaggiare i suoi famosi hamburger.

(Unioneonline/l.f.-D)

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