Le aziende di tutto il Paese li avevano invocati a gran voce per settimane: alla fine i contributi a fondo perduto a favore degli imprenditori danneggiati dall'epidemia di coronavirus sono arrivati con il Decreto Rilancio. Le risorse stanziante dal Governo ammontano a sei miliardi di euro, con contributi una tantum da un minimo di 1.000 euro a un massimo di oltre 40mila euro. Cifra importante che, tuttavia, per una parte del tessuto produttivo non basterebbe a risollevare le sorti di milioni di imprese devastate dall'emergenza sanitaria.

I numeri - I criteri di ammissione fissati dall'Esecutivo prendono in considerazione sia il giro di affari annuale degli aspiranti beneficiari (massimo 5 milioni di euro) che la perdita registrata lo scorso aprile in confronto al fatturato dello stesso mese del 2019. I sussidi copriranno infatti dal 10 al 20% della differenza di incassi da un anno all'altro, ma in base anche alla dimensione dell'azienda. L'esempio limite potrebbe quindi essere rappresentato da un albergo con 5 milioni di euro di fatturato annuale (e quindi di circa 416mila su base mensile) che nello scorso aprile ha visto azzerare le entrate. In questo caso lo Stato potrà contribuire con il 10% dei 416mila euro mancanti, quindi per una cifra pari a 41.600 euro.

Reazioni - «Sono solo pochi spiccioli», ha sentenziato la Cgia di Mestre, convinta che lo sforzo del Governo sia ancora insufficiente. «È vero che oltre agli indennizzi diretti è stato introdotto l'abbattimento dell'Irap, la riproposizione dei 600 euro, la detrazione del 60% degli affitti delle attività che hanno visto crollare di almeno il 50% del fatturato negli ultimi 3 mesi e il taglio delle bollette, ma tutto questo è ancora insufficiente a colmare la rovinosa caduta del fatturato registrata in questi ultimi mesi da tantissime piccole imprese».

Aiuto gradito - Francesco Porcu, segretario regionale della Cna, vede per certi versi il bicchiere mezzo pieno: «Qualsiasi iniziativa possa aiutare nell'immediato le imprese in difficoltà è gradita, ma è comunque inevitabile che questi aiuti debbano rappresentare una misura tampone in vista di provvedimenti ben più consistenti da mettere in pratica anche con l'aiuto dell'Europa. Solo così - conclude Porcu - potremmo infatti mettere le basi solide per una ripartenza duratura».

Luca Mascia

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