La lana di pecora sarda che combatte l’inquinamento in mare
Opportunamente lavorata per creare dei tappeti che assorbono gli idrocarburi e li “digeriscono”
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La lana di pecora sarda per combattere l’inquinamento in mare.
La lana viene opportunamente lavorata a Bitti per creare dei “tappeti” che, attaccati alle banchine e messi in acqua, riescono ad assorbire e “digerire” le chiazze di idrocarburi nei porticcioli.
Tappeti che sono già stati sistemati alla Marina Sant’Elmo, a Cagliari, a due passi dal vecchio stadio Sant’Elia.
L’idea è dell’imprenditrice green Daniela Ducato e della sua società Edizero, sviluppata in tandem con l’Università di Cagliari.
Il tutto nell’ambito del Progetto transfrontaliero GRRinPORT, di cui Cagliari è capofila e che mira e ricollocare le strutture portuali in un contesto più innovativo ed eco-sostenibile nei porti di Cagliari, Livorno e Ajaccio.
"Sono ‘banner’ già certificati dal ministero dell’Ambiente, la forza della lana sarda è quella di riuscire ad assorbire e in qualche modo ‘digerire’ le molecole di idrocarburi”, spiega Oscar Ruggeri, ad dell’azienda e marito della Ducato.
Presi un chilo di lana e un chilo di idrocarburi, in 50 giorni il tappeto riduce la presenza di oli del 70%. Un sistema già sperimentato anche nelle Baleari e nelle Egadi - continua Ruggeri - che in altri contesti può essere modificato con l'aggiunta di sughero per realizzare dei 'salsicciotti' capaci di ridurre l'inquinamento".
Presenti all'inaugurazione anche gli assessori del comune di Cagliari Alessandro Sorgia e Alessandro Guarracino e il presidente dell'Autoritá portuale della Sardegna Massimo Deiana.
(Unioneonline/L)