Anche la Sardegna da vent’anni si trova nella "trappola dello sviluppo", con i peggiori tassi europei di occupazione, e vive un lungo periodo di recessione.

La ha reso noto l’ottava relazione sulla situazione economica, coesione sociale e territoriale realizzata dalla Commissione Ue, che analizza il periodo 2001-2019.

L’Isola si trova in difficoltà insieme ad altre tre Regioni del Sud Italia (con Pil inferiore alla media Ue tra il 75 e il 100% per un periodo tra i 15 e i 19 anni) – Sicilia, Campania e Abruzzo – dopo il fanalino di coda, rappresentato dalla Calabria. 

Nel confronto con gli altri territori europei, il nostro Paese si mostra però a due velocità, visto che le altre Regioni italiane hanno un Pil pro capite stabilmente (per 15-19 anni) superiore alla media europea (Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria e Abruzzo) o comunque per un periodo consistente (10-14 anni, Piemonte, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche e Lazio).

Sul fronte occupazionale, dal Lazio e Abruzzo in giù il tasso di occupazione tra la popolazione tra i 20 e i 64 anni è ai livelli più bassi europei (inferiore al 66%). Umbria, Marche, Piemonte e Liguria si attestano tra il 66 e il 70%, con il resto del Paese tra il 74 e il 78%.

Si tratta ora di "portare tutte le regioni d'Europa attraverso la ripresa, attraverso la transizione verde e digitale, e oltre, senza lasciare nessuno alle spalle", ha commentato il commisario Ue per le politiche regionali Elisa Ferreira. Serviranno strategie di sviluppo definite "a livello territoriale, adattate alle risorse della regione e mirate ad affrontare vecchi e nuovi fattori di disparità". Guardando alle altre politiche europee e nazionali, "tutte dovrebbero essere sottoposte a prove regionali, per garantire che rispettino il principio fondamentale di non nuocere alla coesione".

(Unioneonline/F)

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