Economia e welfare: Cagliari è la seconda città più competitiva del Mezzogiorno. Le altre province sarde in fondo alla classifica
I dati del Centro Studi Cna: il capoluogo al 34esimo posto a livello nazionale, ma lontano dagli standard degli altri grandi centri d’Italia e d’Europa. Nuoro, Oristano e Sud Sardegna fanalini di codaCagliari (Ansa)
Cagliari è la seconda città più “competitiva” del Mezzogiorno, seconda solo a Napoli, ma deve fare ancora i conti con un enorme gap sia rispetto alle città del Centro-Nord Italia sia quelle del resto d’Europa.
È quanto si evince dal nuovo report redatto dal Centro Studi della Cna Sardegna, che ha anche elaborato la graduatoria delle varie città italiane per quanto riguarda i livelli di competitività socio-economica. Una classifica, come detto, dominata dalle città centro-settentrionali, eccezion fatta per Napoli (al 26esimo posto) e, appunto, per il capoluogo sardo (34esimo).
Le cose nelle altre province vanno decisamente peggio: secondo il dossier Cna, infatti, le province di Nuoro, Oristano e Sud Sardegna sono il fanalino di coda del Paese e si collocano agli ultimi posti anche rispetto alle realtà più problematiche del sud Italia.
Nuoro è si piazza solo al 101esimo posto (era ultima nella classifica precedente), Oristano al 103esimo, con il Sud Sardegna subito dopo.
Quanto a Sassari, la provincia si colloca al 74esimo posto, indietro rispetto alle province del centro-nord ma meglio del 75% delle province meridionali.
«Se l'obiettivo della Sardegna è quello di sostenere l'economia di tutto il territorio, e di farlo puntando a uno sviluppo socioeconomico equilibrato e sostenibile in grado di porre un freno al processo di spopolamento e invecchiamento strutturale che rischia di condannare irrimediabilmente alcuni suoi territori, il fortissimo squilibrio che emerge dalle classifiche provinciali deve essere preso molto sul serio», commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario della Cna Sardegna.
«È quindi compito delle istituzioni e delle amministrazioni locali – aggiungono – promuovere lo sviluppo locale al fine di invertire una tendenza che appare consolidata; se gran parte delle risorse regionali, umane ed economiche, non hanno alternativa se non confluire verso Cagliari e il suo hinterland e tutte le scelte di politica economica rafforzano queste tendenze migliorando la competitività del capoluogo, ma accelerando il declino delle aree interne e delle province meno accessibili, la Sardegna è condannata a una sorta di sviluppo diseguale e di impoverimento accelerato per le aree meno fortunate».
(Unioneonline/l.f.)