Per le piccole e medie imprese manifatturiere della Sardegna il 2022 si è chiuso con 475 milioni di euro di vendite all’estero, con una crescita del 7% rispetto al 2021.
È quanto emerge dell’analisi dei dati Istat realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese nel dossier “Trend del Made in Italy sui settori MPI: l’export della Sardegna nel 2022”.
«I dati confermano come le esportazioni delle PMI manifatturiere sarde vadano oltre il conflitto in Ucraina, il post Covid, le restrizioni e le difficoltà che le imprese vivono da più di 3 anni – commenta la presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai – ma questo non è certo sufficiente affinché la “spinta” al sistema economico regionale sia duratura. Serve finanziare le missioni all’estero, iniziative innovative per accompagnare sui mercati internazionali l’artigianato e le piccole imprese, nonché una forte azione del Governo per calmierare il prezzo dell’energia e trovare una soluzione all’impennata dei costi delle materie prime e alla loro scarsità».
Le rilevazioni confermano il trend di crescita tranne per il settore di prodotti metalliferi che, a causa della mancanza del materiale, ha subìto una pesante battuta d’arresto.
Tra le categorie di beni che nell’anno appena concluso hanno trovato compratori all’estero ci sono gli alimentari con 205 milioni (+14,9% rispetto al 2020), i prodotti del comparto moda con 19 milioni (+5,2%), il legno-arredo con 24 milioni (+5,1%) e altri prodotti con 14 milioni (+2,9%). Crollo verticale per il metallifero che ha esportato per 213 milioni ma ha subìto una contrazione del 41,6% a causa del non arrivo di materie prime o semilavorati dall’estero.
Tra le province, sempre nel 2022, da Cagliari sono partiti prodotti per un valore di 210 milioni di euro (tra cui 18 alimentari, 11 moda, 169 metallo e 12 vari). Dal Sud Sardegna 51 milioni (10 alimentari, 40 metalli e 1 vari). Dal Nord Sardegna 141 milioni (106 alimentari, 7 moda, 4 metalli, 22 arredo e 2 vari). Da Oristano 45 milioni (44 alimentari, 1 metalli e 1 arredi). Chiude Nuoro che ha piazzato 28 milioni di beni (26 alimentari, 1 metalli e 1 arredo).
«Se ora ci troviamo a commentare numeri molto positivi è perché le imprese hanno lottato per combattere contro una situazione estrema – continua Lai – in ogni caso è necessario intervenire a livello nazionale perché le aziende sono molto preoccupate perché non vedono la fine di queste gravi problematiche».
«Per mantenere il passo, occorre per questo ricalibrare le politiche di sostegno al sistema produttivo per rispondere alla situazione di elevata incertezza provocata dalla recrudescenza della pandemia, dalla forte crescita dei costi energetici e dalla costante difficoltà di approvvigionamento delle materie prime – continua la Presidente – è fondamentale incentivare l’accesso al credito delle imprese e sostenerle nel loro bisogno di liquidità». 
Confartigianato Sardegna ricorda come, secondo gli ultimi dati disponibili del 2021, siano solo 633 le aziende sarde che hanno piazzato i propri prodotti all’estero. Appena lo 0,6% delle attività imprenditoriali isolane ha intrapreso rapporti commerciali con l’Europa e il resto del mondo, classificando la Sardegna al quart’ultimo posto in Italia tra le regioni esportatrici.
«Purtroppo le aziende sarde che hanno intrapreso la via dell’export sono ancora troppo poche - sottolinea Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato - e i numeri posizionano l’Isola in fondo alla classifica nazionale. Auspichiamo che il sistema imprenditoriale e le Istituzioni lavorino insieme per far crescere i numeri delle realtà che vogliono puntare sui mercati esteri e accrescere il proprio giro d’affari».

(Unioneonline/D)

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