La soluzione sulla vertenza Aras con la leggina approvata dal Consiglio regionale per la stabilizzazione a tempo determinato rischia di trasformarsi in un boomerang per i 250 lavoratori dell'associazione regionale allevatori che dall'1 gennaio si trovarenno a casa senza lavoro per la liquidazione dell'Aras, come denuncia la Cisl in una dura nota nella quale si parla di "pasticci e pasticcioni".

Oltretutto si rischia di lasciare il comparto zootecnico allo sbando perché l'Aras gestisce il laboratorio per la qualità del latte che chiuderà definitivamente domani. Questo significa che potrebbe esserci lo stop anche la raccolta del latte ovino e vaccino, "perché il prodotto sardo non potrà essere sottoposto alle indispensabili analisi previste dal regolamento comunitario e dunque non sarà utilizzabile per la vendita", dicono Consorzio di tutela del Pecorino Romano DOP, Consorzio di tutela del Fiore Sardo DOP, Consorzio di tutela del Pecorino Sardo DOP, Confindustria sezione Lattiero-Casearia, Confagricoltura, Assolatte, Legacoop Agroalimentare. Inoltre la selezione prevista dalla leggina dovrà necessariamente sottostare a tempi e procedure che potrebbero far slittare l'assunzione dei 250 operatori specializzati che fino ad oggi stavano garantendo anche la spendita delle risorse comunitarie sul Benessere animale: in caso di non raggiungimento degli obiettivi la Regione potrebbe dovere restituire 40mln.

"Si è a un passo dal disastro totale e trascinerà con sé l'intera economia della Sardegna - sostengono Consorzi e associazioni lattiero casearie - Nonostante le ripetute e costanti sollecitazioni, la politica regionale non ha ancora trovato una risposta adeguata per una soluzione dignitosa. La proposta votata dal Consiglio regionale si è rivelata nel giro di poche ore non applicabile, tanto che necessita di una immediata revisione".

Sadirs e Confederdia chiedono alla maggioranza e al governatore Solinas "un passo indietro sulle scelte fatte, ristabilendo la legge regionale 47/2018 che consentirebbe l'assunzione immediata e la continuità dei servizi". Preoccupata anche la Cia, secondo cui "lo stop forzato lascia 250 famiglie nell'incertezza e centinaia di aziende zootecniche sarde senza un servizio essenziale".

(Unioneonline/F)
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