Spunta un accordo quinquennale segreto firmato nel 2016 dall'amministratore delegato di Apple Tim Cook con la Cina per assicurarsi il successo nel Paese asiatico evitando ostacoli burocratici e regolatori, in cambio di investimenti nel Paese pari a 275 miliardi di dollari.

La notizia è stata rivelata dal sito tecnologico “The Information”.

L’intesa venne firmata sotto l’amministrazione Trump – che attaccò Pechino, accusandola di rubare posti di lavoro ai cittadini statunitensi e di obbligare le imprese occidentali a cedere tecnologia o a collaborare con aziende asiatiche per poter penetrare in quel mercato – ma è continuata anche dopo l’arrivo alla Casa Bianca del democratico Joe Biden, che considera la Cina l’avversario principale per il settore economico dell’hi-tech.

La firma è avvenuta a latere di alcune visite del Ceo in Cina nel 2016, quando fece attività di lobbying nei confronti delle autorità locali, che intendevano ostacolare i suoi progetti con disposizioni restrittive. Per questo Cook decise di mettere a disposizione una cifra enorme che sarebbe servita ad aiutare le aziende cinese nello sviluppo delle  più avanzate tecnologie di produzione" e come sostegno alla "formazione di talenti cinesi di alta qualità".

Una parte dell’ingente somma è stata impiegata per aprire nuovi negozi e centri di ricerca e sviluppo e per mandare avanti progetti per l'energia rinnovabile.

L’ad di Apple promise anche di utilizzare componenti prodotti da fornitori cinesi, firmare accordi con società di software locali, collaborare con le università locali e investire direttamente in alcune società tecnologiche (come la start-up Didi Chuxing, l'Uber cinese).

In cambio di questi impegni, per la società della Mela sono stati rimossi tutti gli ostacoli e le limitazioni previsti per le compagnie estere, tranne per alcuni episodi di censura dove il governo di Pechino si è imposto sulla multinazionale. 

L'accordo ha fruttato un successo senza precedenti: l'iPhone è oggi lo smartphone più venduto in Cina (+83% nell'ultimo trimestre) e per la società di Cupertino il Dragone è diventato il secondo mercato mondiale dopo gli Stati Uniti, con il 19% delle vendite totali. 

(Unioneonline/F)

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