C’è freddo in riva alla laguna. Su Santa Gilla batte una brezza leggera che da sud-est imperversa in quello specchio d’acqua che si inerpica dal Golfo degli Angeli sino all’enclave di Giorgino. L’alba è offuscata da un cielo pervaso da chiazze di nuvole sparse qua e là. E’ il 13 febbraio del 1927. Sono le 7.35 del mattino quando il Savoia S55, una sorta di aereo navigante, dal design inedito e straordinariamente moderno, inizia a rombare. Sul cruscotto del pilota dondola un gagliardetto dei quattro mori, obbligatoriamente rosso-blu con la scritta Cagliari.

De Pinedo, l’aviatore

Ai comandi di quel trabiccolo dei cieli c’è Francesco De Pinedo, il marchese aviatore. Il distacco è piatto, come le acque dello stagno. Da quello che sta per diventare l’aeroporto della Sardegna sta decollando una delle missioni aeree che segnerà la storia dell’aviazione mondiale: la Crociera delle due Americhe. Cagliari, ancora sonnecchiante, viene sfiorata da un sorvolo leggero, prima di traguardare Capo Spartivento. Dopo nove ore di volo la prima tappa è Kenitra, sulla costa atlantica del Marocco.

L’idroplano da Santa Gilla

L’idroplano partito da Cagliari costeggia l’Africa sino alle isole di Capo Verde, per lanciarsi, poi, verso l’Atlantico. Il 2 marzo, quella sorta di catamarano volante, partito dall’Isola dei Nuraghi, atterra nel porto di Buenos Aires, in Argentina. Il 13 marzo riprende la crociera aerea sino alla foce del Rio delle Amazzoni. L’attraversata è infinita, dal Mar delle Antille a Portorico, da Cuba a New Orleans. Rientrerà in Italia, dopo mille peripezie il 16 giugno del 1927, dopo 44.000 chilometri di volo, iniziati quattro mesi prima da Cagliari attraverso l’Atlantico e le due Americhe.

93 anni fa

De Pinedo, l’aviatore temerario, 93 anni fa, aveva già capito tutto. Nemmeno un anno dopo da quella trasvolata oceanica ritorna a Cagliari da Presidente della Società Aerea Mediterranea. E’ il 22 aprile 1928. Sono le 8 del mattino quando dall’idroscalo di Cagliari-Elmas parte la prima linea regolare che unirà la Sardegna alla Penisola con una rotta settimanale Ostia-Terranova-Cagliari. L’Unione Sarda del giorno prima, riproduciamo l’articolo di allora nella foto centrale, era stata esplicita, con un appello senza fronzoli: «Omaggio a De Pinedo. Tutti i cittadini sono invitati a trovarsi oggi alle ore 18 innanzi al palazzo del comune per rendere omaggio a De Pinedo. Date bandiere e luminarie alle vostre abitazioni». I cagliaritani lo acclamano. Il "Signore delle distanze" è accolto da un tributo senza precedenti. E’ lui, l’aviatore di Santa Gilla, a consacrare agli occhi del mondo la qualità e l’importanza di quella potenziale base aerea, dandole una visibilità internazionale che resterà per sempre negli annali del volo. Ne è passata di acqua sotto il ponte di Giorgino. Tanta quanti i soldi pubblici investiti in quell’oasi di volo sull’acqua. Prima nella “cittadella dell’aria”, l’ex aeroporto militare, e, poi, nell’attuale moderna aerostazione dell’aeroporto internazionale di Cagliari.

Valanga di denari

Una valanga infinita di denari, tutti prelevati dalle casse pubbliche per dare all’Isola di Sardegna un’infrastruttura in grado di collegarla con il resto del mondo. Un’opera logistica fondamentale per il sacrosanto diritto dei sardi di muoversi e della Sardegna di essere connessa con rotte e compagnie aeree in ogni angolo dell’universo, proprio come la Crociera delle due Americhe. Ora che sullo scalo cagliaritano aleggiano le pesanti nubi di una privatizzazione sotterranea è indispensabile accendere i riflettori sulle vere ragioni di una scalata finanziaria che solleva non poche perplessità. Del resto il silenzio degli attori protagonisti, dopo la pubblicazione delle prime puntate della nostra inchiesta, in molti casi, potrebbe valere molto più di una conferma.

Il silenzio dei piani alti

Nei piani alti dell’aeroporto si preferisce tacere, ben sapendo che i giochi ora possono avvenire solo alla luce del sole. Il piano che da anni camminava sottotraccia per cedere ad un fondo finanziario di primo piano, tra tutti F2i, è balzato agli onori della cronaca dopo la pubblicazione sull’Unione Sarda delle modifiche societarie che hanno portato di punto in bianco i rastrellatori di aeroporti, sardi e non solo, a conquistare un modestissimo, ma insidioso 0,209% del capitale azionario della Sogaer, la società che gestisce l’aeroporto di Cagliari-Elmas.

Fuga di notizie

La fuga di notizie sull’operazione-scalata con l’obiettivo di un aumento di capitale come viatico per la cessione della maggioranza a F2i Ligantia, la società costituita ad hoc per conquistare gli aeroporti sardi, ha sostanzialmente fatto naufragare l’ipotizzata privatizzazione. L’aumento di capitale, come detto, non solo non è necessario, esiste la possibilità di ridurre il capitale sociale (attualmente di 13 milioni) o attingere dal cospicuo fondo di riserva, ma desterebbe non pochi sospetti all’interno della stessa compagine delle organizzazioni datoriali che controllano la società aeroportuale. Tutto questo senza dimenticarsi che la Camera di Commercio, che detiene il 94% del capitale azionario dell’aeroporto, è un ente pubblico, con tutto quello che comporta in termini di trasparenza e di rispetto delle procedure di evidenza pubblica in caso di cessione di quote, figuriamoci della maggioranza.

Nessuna mission

Da nessuno degli atti di nomina degli attuali vertici della Sogaer si evince l’affidamento di una mission chiara sul futuro dell’aeroporto. Di certo nella compagine di governo dello scalo cagliaritano le frizioni non mancano. La potentissima Confcommercio del sud Sardegna guidata da Alberto Bertolotti, inizialmente designato alla Presidenza dello scalo, aveva apertamente espresso la totale contrarietà alla “vendita” dello scalo: in Sardegna – disse – gli aeroporti semmai li dobbiamo comprare non vendere. Fu quel passaggio a far saltare l’accordo scritto per la governance delle società collegate alla Camera di Commercio, sino all’avvento di Monica Pilloni alla guida della Sogaer, la dama volante che nella prima tornata era stata designata dalla giunta Pigliaru e poi passata, nel secondo giro di nomine, in quota Confindustria. Lo scacchiere ora attende la prossima mossa.

Tre ipotesi in volo

Tre le ipotesi in campo: la rinuncia alla privatizzazione e il rilancio dell’aeroporto come infrastruttura pubblica fondamentale per lo sviluppo del Sud Sardegna e dell’intera Isola, l’ipotesi di una holding tra società aeroportuali o, terza, una pubblica gara per la vendita delle quote societarie. In queste due ultime ipotesi, con ripercussioni comunque gravissime sulla strategicità dello scalo, è fin troppo evidente che si dovrà stabilire il reale valore dell’aeroporto per fugare il rischio di svendite e regalie. E’ in questo caso che entrano in gioco i denari pubblici investiti negli ultimi vent’anni nella cittadella dell’aria. Bastino solo alcuni dati eloquenti dello sforzo finanziario di Stato e Regione per dotare Cagliari e la Sardegna di un aeroporto intercontinentale. Dal 2000 al 2015 sono stati spesi ben 140 milioni di euro ( pubblichiamo la tabella nella foto). Il quadro degli investimenti è scandito da 65 milioni di euro spesi nei primi anni 2000 con l’inaugurazione a giugno del 2003 della nuova aerostazione con 38.000 mila metri quadri. Trentatré milioni per la riqualificazione della pista e ristrutturazione della pista sussidiaria, 21 milioni per l’ampliamento di 18 ettari del piazzale aeromobili, 9 milioni per l’ampliamento di nuovi edifici per altri 5.500 mq, 3 milioni per accesso, viabilità e parcheggi per 2.255 auto. A questi si devono aggiungere 50,2 milioni stanziati per il contratto di programma 2016-2019, per ampliamenti, manutenzioni e illuminazioni. E, infine, ipotesi pianificate di spesa per il Master Plan 2019-2024 per 20 milioni di euro per nuovi hangar e raccordi veloci.

Investimenti pubblici

In questi ultimi vent’anni sono stati di fatto spesi e impegnati 210 milioni di euro di soldi pubblici per l’aeroporto Cagliari- Elmas. Cifre rilevanti alle quali vanno sommate tutte le spese di investimento generate dalla gestione aeroportuale. Una montagna di denaro pubblico che nel caso di una privatizzazione finirebbe per ingrassare i guadagni delle casse private sottraendo all’interesse generale della Sardegna un’infrastruttura fondamentale per attrarre nuovi flussi turistici in grado di posizionare l’Isola al centro del Mediterraneo. Con i quasi 5 milioni di passeggeri del 2019, il biennio 2020-2021 non fa testo, l'aeroporto di Cagliari ha mostrato una capacità di crescita rilevante, seppur sempre contenuta rispetto alle grandi potenzialità, internazionali soprattutto.

La rotta di De Pinedo

E’ evidente che su questa partita si gioca il futuro dello scalo cagliaritano, ben sapendo che qualsiasi soggetto privato, per giunta già posizionato su altri aeroporti continentali, non avrà alcun interesse a rendere baricentrico l’aeroporto di Cagliari-Elmas, che verrebbe utilizzato, semmai, come una dependance dei propri business. La sfida, oggi, è proprio quella dell’aviatore più ardito e lungimirante. Già 93 anni fa Francesco De Pinedo intravvedeva per lo scalo di Santa Gilla un futuro da protagonista nel Mediterraneo, non una succursale di affari privati in terra di Sardegna.

(3.continua)

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