Galeotta fu la carta d’identità tanto che la Sardegna alla fine restò a terra. Sarà che, ormai, i sardi sono abituati a vederne di ogni colore, sarà che la continuità territoriale è sempre più un miraggio, fatto sta che quanto sta accadendo in questi mesi nell’Isola dei Nuraghi va ben oltre il surreale. Dalla cancellazione, senza colpo ferire, della tariffa unica per i voli da e per la Sardegna ad una gara d’appalto d’altri tempi per sostituire il disastro Alitalia. Quel che accade, o meglio non accade, nei cieli dell’Isola è paradossale. Tutto ruota intorno a quel fatidico documento, messo in archivio dall’avvento digitale nella pubblica amministrazione, e che ora, invece, ritorna prepotentemente alla ribalta. La carta d’identità, oltre al colore dei capelli e degli occhi, registra data e luogo di nascita e, soprattutto, la residenza.

Diritti cancellati

Alla faccia della libera circolazione di merci e persone, sancita in tutti i trattati degli ultimi 40 anni, in Sardegna di punto in bianco, si è stabilito che senza la carta d’identità non si entra. Il balzo all’indietro è di un decennio, almeno da quando era stata introdotta, per voto unanime del parlamento, la tariffa unica aerea. Si trattava di un costo del biglietto capace di mettere sullo stesso piano tariffario ogni cittadino europeo, in transito da un aeroporto italiano, che dovesse muoversi da o per la Sardegna. In pratica un vero e proprio “ponte” tariffario che consentisse ad ogni cittadino residente dell’Unione Europea di muoversi senza discriminazioni, senza che l’Isola subisse ostacoli ulteriori per essere raggiunta.

Tariffa unica

Il meccanismo della “tariffa unica” agevolata, o meglio di riequilibrio rispetto al divario insulare, nel 2011 era stata decisa per nove mesi all’anno con la scusa che non vi erano risorse sufficienti per “compensare” tutti i mesi dell’anno. Fu adottata una tariffa unica con esclusione del periodo 15 giugno – 15 settembre. Il decreto del Ministro che la sancì non fu mai impugnato e nessuna procedura europea fu avviata per contrastare un sacrosanto diritto. Anzi, il governo, nel 2015, sotto le pressioni di emigrati e non solo, decise di introdurre, con il decreto 185 del 25 novembre, una norma con la quale prevedeva: «Al fine di garantire un completo ed efficace sistema di collegamenti aerei da e per la Sardegna, che consenta la riduzione dei disagi derivanti dalla condizione di insularità e assicuri la continuità del diritto alla mobilità anche ai passeggeri non residenti, è attribuita alla Regione Sardegna la somma di euro 30 milioni per il 2015». In pratica l’esecutivo aveva dato un’indicazione chiara e vincolante: anche i “non residenti” devono poter disporre di una tariffa unica per tutto l’anno. La Regione di fatto non utilizzò mai quei soldi perché la gara con l’estensione non fu mai fatta. Il governo, negli anni successivi, intervenne, comunque, per reiterare quello stanziamento per un triennio, impegnando, con lo stesso obiettivo rivolto ai non residenti, 90 milioni di euro. Niente fu fatto, prevalsero pasticci e ritardi e la gara rimase al palo. I soldi restarono inutilizzati.

Il decreto del governo per i "non residenti" (L'Unione Sarda)
Il decreto del governo per i "non residenti" (L'Unione Sarda)
Il decreto del governo per i "non residenti" (L'Unione Sarda)

Il golpe dei cieli

Ora, invece, con un atto unilaterale, mai scritto e mai realmente negoziato, si decide, anziché ampliarla, di cancellare la tariffa unica anche per gli altri nove mesi. Come dire, in Sardegna si entra solo con la residenza, tutti gli altri pagheranno il doppio, il triplo e anche il quadruplo, se andrà bene. Qualcuno potrà pensare che questo trattamento favorirà, comunque, i sardi residenti, in realtà costituirà un danno senza precedenti non solo per la Sardegna ma anche per quel potenziale di sviluppo che verrà pesantemente colpito da una discriminazione gravissima. Non ci vuole uno scienziato per capire che la Sardegna sarà l’unica Regione d’Europa, e d’Italia, a mobilità ridotta.

Roma e Milano

Un cittadino di Milano per andare in treno a Roma pagherà lo stesso di un cittadino di Milano diretto a Roma. Nessuno gli chiederà la carta d’identità per verificare la residenza e fargli pagare di più. Sia il cittadino laziale che quello lombardo, così come tutti i cittadini europei, usufruiranno della Cittadinanza europea istituita dal Trattato di Maastricht già nel 1992. Ovunque in Europa e in Italia saranno liberi di muoversi senza tariffe discriminatorie. Ovunque, tranne che in Sardegna, l’unica vera Isola europea.

Continuità di territori

E, del resto, è il termine stesso di continuità “territoriale” a segnare in modo inequivocabile il suo significato: collegare e dare continuità ai territori, perché i cittadini, senza discriminazioni, possano muoversi liberamente. Invece, con un colpo di spugna, senza un apparente autore del misfatto, si è cancellato un diritto inviolabile della Sardegna alla libera circolazione. In realtà un “promotore” di questa operazione esiste, incuneato da sempre nei palazzi romani e non solo: il fantasma di Alitalia. Fu l’amministratore delegato della “dissolta” compagnia aerea, nel 2011, a scrivere alla Regione per concederle tre mesi di libero arbitrio estivo sulle rotte da e per la Sardegna. Concessione concessa. Ora che Alitalia non esiste più, il fantasma della compagnia di bandiera continua ad aleggiare sui cieli dell’Isola. Il risultato è devastante: cancellato il primato della libera circolazione. Ne pagheranno le conseguenze in prima persona gli emigrati sardi, considerati dalla legge non residenti, e tutti coloro, compresi i turisti, che, anziché raggiungere la Sardegna a prezzi proibitivi, preferiranno andare altrove, magari in località dove magari si spende di più per viverci ma meno per arrivarci.

La gara cartacea della Regione (L'Unione Sarda)
La gara cartacea della Regione (L'Unione Sarda)
La gara cartacea della Regione (L'Unione Sarda)

Appalti & identità

Non bastava la carta d’identità per entrare in Sardegna, adesso, in queste ultime giornate, ci si è messo di mezzo anche il fatidico documento di riconoscimento del responsabile legale di Volotea, la compagnia low cost che ha avuto l’ardire di partecipare alla gara per gestire, per sette mesi, in emergenza, come al solito, la continuità territoriale da e per la Sardegna. Una low cost che sfida il fantasma di Alitalia è un affronto senza precedenti. Non era mai successo prima. E la gara d’appalto, gestita dalla Regione, avrebbe dovuto far capire, sin dalla scarsissima partecipazione di compagnie, che probabilmente qualcosa in quel capitolato non funzionava. Se su 11 compagnie invitate solo due hanno partecipato qualche domanda occorreva porsela. La gestione della gara, poi, è quanto di più surreale potesse accadere nel terzo millennio. Volotea, che vince tutte le rotte con ribassi, in molti casi, di molto superiori rispetto all’offerta di ITA, Italia Trasporto Aereo, si dimentica di allegare la fotocopia della carta d’identità del legale rappresentante.

Senza aerei

I commissari della gara sono intransigenti e con un provvedimento di esclusione fanno fuori proprio l’unica compagnia low cost che aveva risposto all’appalto. Tutto questo a meno di dieci giorni dalla fine di Alitalia, senza sapere se ITA dispone, non della carta d’identità, ma degli stessi aerei per la continuità territoriale da e per la Sardegna. C’è un dettaglio, però: si è trattato di una gara d’appalto svolta con i metodi primordiali delle offerte in busta chiusa e cartacee.

Gara preistorica

Roba da preistoria della pubblica amministrazione. In tutta Europa, e nella stessa centrale unica di committenza della Regione, da anni le gare sono telematiche. Con tanto di procedure informatizzate e con la firma digitale, senza bisogno di carta d’identità in fotocopia. Volotea poteva essere assegnataria della gara, svolgere il servizio sino all’eventuale decisione dei giudici sulla perentorietà della carta d’identità, e far risparmiare nel contempo alla Regione qualche milione di euro, visti i ribassi d’asta. In Sardegna, invece, per entrare, emigrati o turisti, e vincere le gare d’appalto, serve la carta d’identità, come nemmeno ai tempi dei Nuraghi.

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