Abbanoa Spa: sardi prigionieri di un idromostro
Tornano le bollette congegnate per mortificare le tasche dei consumatori finali
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Oltre il danno la beffa, nuova stangata a freddo per gli inconsapevoli consumatori sardi: Abbanoa, Gestore Unico del Servizio Idrico Integrato della Regione Sardegna, con un comunicato alquanto discutibile tanto sul piano della forma quanto su quello della sostanza, ha voluto rendere noto che in merito alle fatturazioni future esigerà il pagamento delle bollette in via ordinaria in una unica soluzione. Ha voluto, altresì, precisare, per un verso, che (per gentile concessione, saremo indotti ad esclamare), l’importo portato in bolletta potrà essere dilazionato in dodici rate mensili nell’ipotesi in cui superi del 150% il valore dell’addebito medio riferito alle bollette emesse negli ultimi dodici mesi, e per altro verso, ha voluto aggiungere che nell’ipotesi in cui la fattura emessa superi dell’80% il valore dell’addebito medio riferito alle bollette emesse nel corso degli ultimi dodici mesi, l’utente potrà ad ogni buon conto richiedere la rateizzazione del pagamento con rate non cumulabili e con una periodicità corrispondente a quella di fatturazione, salvo diverso accordo inter partes.
Fosse uno scherzo di cattivo gusto poco male: probabilmente riusciremmo pure a sorriderci sopra, sia pure con gusto macabro. Purtroppo, invece, così non è: siffatto comunicato dai toni fastidiosamente perentori, altro non sembra essere se non la rappresentazione plastica di un monopolio imposto, aberrante ed ingiusto, che non accenna a mitigare gli effetti dei suoi riflessi diretti sui consumatori finali di un bene innegabilmente “primario” ed “essenziale”, di fatto impossibilitati ad esprimere qualsivoglia parere e/o motivato dissenso in merito a decisioni tutto sommato invasive, per non voler dire compromissorie, della loro sfera economica privata. Eppure, ciò nonostante, nessuno, e malgrado le molteplici lagnanze, a livello politico generale e/o specifico territoriale sembra volere o potere intervenire per modificare fattivamente, ed una volta per tutte, i termini essenziali di una gestione del servizio idrico fin troppo articolata e poco trasparente che finisce con il pregiudicare i legittimi diritti dei consumatori finali mortificandone le “tasche” proprio in uno dei momenti peggiori della storia del Paese.
A chi giova questo stato di cose? Si tratta forse della solita questione di “ordine superiore” concernente “soldi” e “poltrone”? Perché la “Regione”, quale azionista di maggioranza di questa tanto vituperata Società per Azioni, sembra volersi rivelare così sorda ed insensibile rispetto alla adozione di misure così largamente incidenti sulla quotidianità dei cittadini che si fregia di rappresentare e tutelare? Perché continuare a garantire la sopravvivenza di una “Struttura” che nel corso dei lunghi anni trascorsi dal momento della sua creazione, ha solo saputo produrre debiti e centri di potere? Su chi gravano le responsabilità per il permanere di siffatto stato di cose? Sulla Politica latamente intesa? Sulla Regione?
Gli interrogativi sarebbero innumerevoli, ma nella gran parte dei casi, probabilmente, destinati a permanere parimenti irrisolti considerati i possibili ed eventuali circuiti degli interessi in gioco. Il “meccanismo” continua a funzionare indisturbato, nell’indifferenza generale, a quanto pare, di quanti dovrebbero, invece, occuparsene con sincera ed appassionata preoccupazione. Tanto più allorquando, nel caso specifico, e più in generale, nel corso degli anni, l’Autorità Garante abbia potuto certificare che proprio la Società Abbanoa si sarebbe resa responsabile di molteplici “comportamenti” scorretti consistenti, per un verso, nella mancata effettuazione di operazioni di lettura periodica e conseguente invio di fatture di conguaglio di considerevole entità, per altro verso in fatturazioni emesse in forza di stime approssimative puntualmente maggiorate per eccesso, per altro verso ancora, nel mancato rispetto del corretto periodo di fatturazione con indicazione di servizi di depurazione verosimilmente mai resi e/o di morosità di dubbia consistenza. Situazioni che, evidentemente, hanno pure contribuito ad incrementare un contenzioso articolato ed il più delle volte defatigante nel contesto del suo farraginoso svolgimento. Ebbene: non esiste silenzio, non esiste indifferenza che oggi possa essere ulteriormente tollerata. Abbanoa, società per azioni a capitale pubblico, sembra essere solamente l’ennesima “rappresentazione” emblematica di un sistema di gestione autoreferenziale (ed in qualche modo, anti-democratico) delle complesse dinamiche di ordine politico che ne accompagnano la sua articolazione ed il suo funzionamento. Sono assai lontani i tempi “felici” per così dire, allorquando la Gestione del Servizio Idrico ineriva esclusivamente i Comuni dell’Isola i quali, dal canto loro, impiegavano sostanzialmente le proprie risorse senza gravare sulle casse della Regione. Perché si è voluto trasmetterne gli impianti alla Società Abbanoa, accogliendone il sistema della Gestione Unica, nella consapevolezza che l’operazione, con buona verosimiglianza, avrebbe comportato una considerevole maggiorazione dei costi e la fruizione di un servizio meno efficiente? Dove è andato a finire il sacrosanto “diritto” dei sardi “all’acqua”? Alla sua qualificazione in termini di “bene comune”? Si può continuare a permanere in questa situazione di stallo decisionale che si riverbera in pregiudizio del Popolo Sardo? Ci si decide oppure no ad intervenire una volta per tutte, e senza egoismi di settore, in maniera fattiva ed ugualitaria sulle modalità di affidamento e gestione del servizio idrico integrato cancellando una volta per tutte il ricorso di un sistema centralistico poco raffinato, ampiamente discutibile, ed apparentemente calibrato sul solo interesse dei centri di potere coinvolti, qualunque essi siano? Cosa è rimasto oggi degli esiti della consultazione popolare del giugno 2011?
L’acqua non sembra ancora essere “bene comune” e nonostante il trascorrere del tempo, sembra proprio che le pratiche di “mercificazione” del servizio idrico siano andate implementandosi pur senza alcun riscontrabile miglioramento nell’efficienza e nella qualità del servizio. Gli esiti della consultazione referendaria poco sopra richiamata, i quali avrebbero dovuto vincolare i legislatori, furono espressione di una volontà incontestabile degli italiani, quella cioè inerente la gestione pubblica dell’acqua: eppure, quegli stessi esiti sembrano essere rimasti lettera morta. Nessun Governo, tra quelli succedutisi dal lontano 2011 ad oggi, ha avuto il coraggio di dare seguito a quella consultazione rivelatasi espressione di una sovranità popolare esistente solo carta ma, in buona sostanza, priva di qualsivoglia effettività. E nessuna luce all’orizzonte sembra accendere l’attuale Governo Draghi il quale, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sembra aver finito con il confermare il modello delle società per azioni nella gestione di un servizio essenziale quale quello idrico. Si può continuare ad andare avanti ignorando le esigenze dei cittadini dai quali si continua comunque a pretendere il puntuale adempimento di tutti gli ingenti oneri fiscali in assenza, il più delle volte, della compiuta ed efficiente fruizione di servizi utili?
Giuseppina Di Salvatore
(Avvocato – Nuoro)