Dai cavalcavia, dalle opere sui muri urbani alle tele e non solo. Una mostra-sorpresa, per Manu Invisible, quella inaugurata oggi alla Key Gallery di Milano (fino al 12 dicembre).

“Spotlight – Un’illusione chiamata luce” è la seconda esposizione, dopo quattro anni, che la galleria milanese dedica alla ricerca dell’artista sardo mascherato, che ha iniziato proprio da tele di piccole dimensioni, prima di approdare alla clandestinità della street art, seppure sia sempre più richiesto per interventi privati o in spazi pubblici, come scuole, università, case famiglia, come da poco è avvenuto per l’Help center per persone in difficoltà sorto alla stazione ferroviaria di Cagliari.

Curata da Massimo Gianquitto, la personale presenta venti opere su tela, sempre realizzate a spray e smalti, e un intervento site specific sul tema della luce e dell’illusione, con una lettura più introspettiva e psicologica, conformata anche alle piccole dimensioni, che tuttavia contengono parole chiave, così come i suoi grandi lavori su muro.

Spiazzante ma non troppo, vedere tele che vanno dal piccolo formato al metro e mezzo, perché Manu Invisible è capace di condensare i suoi messaggi anche in formati, e su supporti, diversi. Artista capace di comunicare, se dall’assillante autografo su tutte le strade dell’Isola è divenuto caso della street art internazionale.

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