Da New York, reduce dal successo planetario di Aporia, performance installazione organizzata dall'Istituto Italiano di Cultura della Grande Mela con Valeria Orani e dedicata all'arte contemporanea, a Cagliari per i "Dialoghi di archeologia, architettura, arte e paesaggio" nel breve volgere di pochi giorni per poi toccare altre mete vicine e lontane. E' la vita di Antonio Marras che ama coltivare realtà fertili in giro per il globo spargendo i suoi semi di creatività e dando vita a sogni, immagini, poesia e tanta genialità.

Ieri sera è stato il protagonista di un incontro emozionante nella Basilica di San Saturnino, ospite della rassegna organizzata dal Museo Archeologico Nazionale di Cagliari con il patrocinio del Comune di Cagliari.

A dare il benvenuto Maria Antonietta Mongiu, archeologa, studiosa e anima di questi preziosi rendez-vous con la cultura che hanno richiamato un foltissimo pubblico di appassionati.

Il geniale stilista ha raccontato la mostra allestita al Museo Nazionale di Sassari. Accompagnato da brani letti da Lia Careddu, Antonio Marras ha proposto la sua visione personale dell'itinerario artistico intrapreso per creare una nuova interpretazione dell'allestimento museale muovendosi con impareggiabile maestria "Sulle tracce di Clemente con trame e racconti…".
Partendo da Giovanni Antonio Sanna, imprenditore e multiforme collezionista, a cui è dedicato lo splendido Museo sassarese, Marras ha ripercorso la storia di Gavino Clemente, anche lui imprenditore nel settore del mobile. Clemente fu un collezionista che volle essere in linea con le mode della borghesia imprenditoriale europea, per avere disponibili fonti generative di creatività.
Il poliedrico artista algherese ha parlato dei Musei sardi come fonte di ispirazione perché referenti di stratificazioni millenarie ma, contestualmente, si è interrogato sulle modalità con cui allestire, oggi, i loro contenuti. Arduo compito quando si tratta di reperti archeologici ma, assai di più, di quelli tessili e chi allestisce, in un museo o in una mostra, deve evitare linguaggi nozionistici per affidarsi a quelli poetici: solo allora riuscirà a trasformare in opera d'arte persino un manufatto di uso quotidiano.

"La nostra attività - spiega Antonio Marras - si svolge nell'Isola che conserva ancora nella lingua e nelle tradizioni il fascino misterioso che nasce dalla mescolanza. Un miscuglio di lingue, culture, storie, tradizioni, usanze, pensieri, contaminazioni, stratificazioni, che la rendono così particolare e unica”.

"Da sempre - continua Marras - mi attrae il linguaggio poetico, il lavoro del poeta. Rifiuta le regole, viola i codici, libera tutti i sensi e dà voce all'inesprimibile. Tessuto e testo rimandano entrambi a una origine comune: tessere, intrecciare. Entrambi sono il risultato di intrecci: il tessuto, di fili di lana o cotone; la poesia, di parole. Sento molto vicino lo scarto linguistico, lo scarto dalla norma grammaticale, la devianza dalla lingua quotidiana, l'uso libero e personale delle parole, scelte, combinate, accostate in modo inconsueto. In modo da creare giochi di ossimori insospettati. Ed è questo l'approccio verso l'allestimento del padiglione Clemente".

Non sono mancate storie incredibili: quando Marras ricorda Maria Lai racconta che la Signora dell'Arte disse, in occasione dell'allestimento di un grande progetto ad Alghero, che lo conobbe bambino e, in quel frangente così creativo ed emozionante, lo ritrovò artista. 

Si è concluso con ieri dunque il ciclo di incontri che ha portato insigni studiosi e importanti studiose a raccontare pezzi di storia della Sardegna e del suo territorio, all'interno di un luogo simbolo del passato di Cagliari, la Basilica paleocristiana di San Saturnino.

L.P.

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