L’accusa era di “pederastia”. La condanna il confinamento nei paesini del potentino e materano. Si intitola “Adelmo e gli altri, confinati omosessuali in Lucania” la mostra che verrà inaugurata domani alle 16 presso la Biblioteca Universitaria di Sassari. L’esposizione, che resterà aperta fino al prossimo 15 ottobre, fa emergere un pezzo poco noto della storia del nostro Paese: la persecuzione, perpetrata in Italia nei confronti delle persone omosessuali durante il periodo fascista, mediante il confino. 

Grazie alle indagini presso gli Archivi di Stato di Potenza e Matera, il curatore del progetto Cristoforo Magistro, ha ricostruito un’importante pagina della storia della comunità LGBTQIA+. Il più giovane dei confinati aveva 18 anni e si chiamava Adelmo.

L’omosessualità, vista come una malattia o una perversione, veniva il più possibile negata dal regime fascista e piuttosto che creare martiri attraverso la pena di forma si era escogitato il confino prevalentemente in Lucania, ma anche in Sardegna, nel Sulcis. Veniva però condannata solo l’omosessualità maschile, mentre quella femminile era sostanzialmente ignorata.

L’iniziativa è stata organizzata dalle realtà queer MOS - Movimento Omosessuale Sardo, Agedo Nord Sardegna – Sassari, Trans* Support, Ufficio CGIL Nuovi Diritti Sassari, C.C.S. Borderline e il Centro di Documentazione LGBTQ+ Marilena Sini ed è promossa dal Comitato 25Aprile Sassari.

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