Parliamo di Gallura – Il fatale errore storico che causò nel 1288 la caduta traumatica del Regno di Gallura, uno dei quattro Stati in cui era divisa la Sardegna nel Medioevo, è sempre lo stesso: la consegna di una nostra istituzione giuridica territoriale al forestiero: in questo caso, a un pisano litigioso. La faccio facile perché, nel breve spazio del giornale m’interessa evidenziare più la causa politica che il nefasto esito finale.

Nino Visconti re di Gallura – Ugolino, detto Nino, aveva solo dieci anni quando divenne per sorte sovrano del Regno di Gallura, uno Stato povero ma strategicamente importante. Apparteneva alla famiglia pisana dei Visconti. Suo nonno era il famoso Ugolino della Gherardesca conte di Donoratico, in Toscana. Era nato a Pisa nel 1265, lo stesso anno in cui, a Firenze, nasceva Dante Alighieri che in gioventù divenne un suo grande amico, pur essendo entrambi cittadini di Stati avversi. Tant’è che le informazioni sulla Sardegna e sulla sua gente che compaiono per ben sette volte nella Divina Commedia, Dante le dovette apprendere sicuramente da Nino.

La battaglia della Meloria – Nino Visconti era nell’isola, forse a Terranova (oggi Olbia), quando il 6 agosto 1284 i Pisani furono duramente sconfitti dai Genovesi nella battaglia navale della Meloria. Alla notizia lasciò il Regno in mano di vicari e si precipitò a Pisa sconvolta ed in preda al caos politico. Aveva la residenza in un palazzotto in Borgo, dopo ponte Vecchio, che conserva ancora in alto della facciata una formella con l’emblema gallurese del Gallo.

Nino “diarca” a Pisa – Il complicatissimo periodo storico che va dal 1284 al 1288 è caratterizzato dall’immediata nomina del nonno, Ugolino della Gherardesca, a podestà e capitano del Popolo di Pisa; dai suoi tentativi diplomatici intesi a rompere la lega antipisana fra Genova, Lucca e Firenze; dalle critiche al suo operato portate avanti proprio dal nipote Nino Visconti, continuate anche dopo l’elezione di questi a capitano del Popolo a fianco del nonno, rimasto podestà. Anzi, il nuovo governo dei Due Signori divise i Pisani in due fazioni tanto arrabbiate che costrinse l’arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini a cacciare Nino da Pisa il 30 giugno 1288, e ad imprigionare a luglio il vecchio conte Ugolino nella famigerata Torre della Fame, dove morì d’inedia otto mesi dopo.

La fine del Regno di Gallura – Il Regno di Gallura, fu subito invaso dalle truppe comunali che abbatterono di fatto lo Stato facendone un territorio oltremarino della Repubblica di Pisa.

Tentativi di riconquista – Nino tentò più volte di rientrare in possesso del suo Regno, alleandosi coi nemici di Pisa: i Lucchesi, i Fiorentini e persino i Genovesi.

Nelle campagne di Lucca, durante l’assedio al castello di Caprona, nel Valdarno pisano, conobbe nel 1289 il fiorentino Dante Alighieri. A quel tempo avevano entrambi venticinque anni, ed erano già sposati con figli.

Morte di Nino Visconti – Nel 1295 Nino si fece cittadino genovese. Non sappiamo con certezza quando e dove morì. La Cronaca Fiorentina lo dà morto il 1° settembre 1296. Alcuni, invece, affermano che sia morto a Lucca il 9 o il 12 gennaio del 1298.

Secondo Isidoro Del Lungo, autore nel 1888 di Dante ne’ tempi di Dante, Nino sarebbe morto a soli trentun anni a Genova l’11 gennaio 1296, e il suo cuore traslato, per volere testamentario, nella chiesa di San Francesco di Lucca, dove ancora oggi si vede effettivamente il sito in cui era murata l’urna sulla parete destra all’altezza dell’altare. Una iscrizione custodita in fotocopia nella Biblioteca Nazionale di Lucca, riporta testualmente: hic est corpus illustris viri domini ugolini iudicis gallurensis domini tertie partis regni calleri qui obiit anno domini M.CC.LXXXXX.VIII die XI ianuarii.

Dante pianse l’amico nel VIII canto del Purgatorio: «… giudice Nin gentil, quanto mi piacque / quando ti vidi non esser tra’ rei!».

L’erede Giovanna Visconti – Dopo Nino, la titolarità del Regno di Gallura passò alla figlia Giovanna, moglie di Rizzardo II da Camino signore di Trevigi, che, nel 1339, la trasmise per testamento al fratello uterino Azzo Visconti signore di Milano.

I Visconti milanesi mantennero i propri diritti sulla Gallura per tutto il Trecento, progettando perfino di riconquistarla anche quando ormai era da tempo catalano-aragonese. Finalmente, nel 1447, l’ultimo dei Visconti, Filippo Maria, la lasciò morendo al suo protetto Alfonso IV (o V) il Magnanimo, sovrano della Corona d’Aragona, un complesso di Stati di cui faceva parte dal 1324 il Regno di Sardegna con la Gallura.

(unioneonline)

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