Allarme per il sardo-logudorese, è fra le lingue minacciate a livello globale
L’Italia è in 35esima posizione nella classifica mondiale per numero di lingue a rischio estinzionePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
C’è anche il sardo-logudorese fra le lingue che rischiano l’estinzione a livello globale.
A confermarlo una ricerca realizzata per conto della piattaforma di apprendimento Preply, secondo cui l’Italia è nel contesto mondiale in 35esima posizione per rischio di estinzione di ben 21 idiomi.
Al primo posto per numero più alto di lingue minacciate è la Guinea, che ne conta 367. Seguono la Papua Nuova Guinea, con 345 lingue a rischio, e l’Indonesia, dove se ne contano 267. Il 4° posto della classifica è occupato dall’Australia che, con un totale di 231 idiomi in pericolo, è anche il Paese con il più alto numero di lingue considerate “in pericolo critico”, ben 133. Al 5° posto c’è l’India, con 201 lingue minacciate; Brasile e Cina occupano la sesta e la settima posizione con 180 e 147 lingue a rischio, seguite da Niger (146) e Nigeria (142). A chiudere la sfortunata top 10 stilata da Preply sono gli Stati Uniti d’America, con 124 lingue minacciate. Tra queste, ad esempio, il Lakota: un tempo lingua principale della tribù di nativi americani conosciuta come Teton Sioux, oggi è parlata correttamente da appena 2.000 persone.
L’Italia rientra tra i 50 Paesi con le lingue più minacciate, occupando il 35° posto della classifica globale, con 21 realtà linguistiche da tenere sotto controllo fra cui, appunto, il sardo logudorese, che il rapporto indica più concentrato nella zona della Barbagia, in buona parte dell’area di Capo di sopra dell’Isola e nelle isole linguistiche di Luras e Olbia.
Fra le azioni che, secondo gli studiosi, possono contribuire a proteggere o riportare in vita una lingua, anzitutto la proattività: le popolazioni di madrelingua sono quasi sempre in fase di invecchiamento ed è quindi necessario spronare le generazioni più giovani aiutandole a non perdere la fluidità nel parlato. Ci sono poi iniziative che possono essere di grande aiuto: informarsi sulle lingue a rischio nella propria zona e sostenerle, offrendo tempo e risorse economiche ai progetti di conservazione, oppure dedicarsi ad impararne una nuova. Quando il luogo di residenza è diverso da quello di origine, invece, i genitori madrelingua possono trasmettere ai propri figli e al resto della famiglia le lingue di entrambi i Paesi.
Istituti scolastici ed enti governativi possono poi avere un ruolo cruciale, proponendo ad esempio piani formativi e corsi extracurriculari o finanziando programmi di sostegno collegati alle lingue più a rischio e alla loro rivitalizzazione.
(Unioneonline/v.l.)