Q ualunque esito avranno i lavori degli Stati generali indetti dal Conte-Luigi-XVI, una onorevole via d'uscita si prospetta. Il sovrano francese li convocò per risolvere la crisi finanziaria, economica e sociale che minacciava la stabilità dello Stato; il suo emulo di Volturara Appula si propone lo stesso obiettivo. Se però, come paventano le immancabili cassandre, tutto finirà in una bolla di sapone, il premier potrà sostenere di non avere comunque fallito. Il vero scopo del suo governo non era, e non è, il benessere economico dell'Italia; non l'aumento della ricchezza che placa la fame del moloch chiamato Pil, ossessione di tutti i gretini del mondo. Il suo obiettivo, come da accordi con i suoi mandanti Grillo&Casaleggio, era ed è la decrescita felice. Basta con il Pil, che ci rende euforici quando sale e ci manda in depressione quando scende. Passiamo dal Pil alla Fil: dal Prodotto interno lordo alla Felicità interna lorda, che prescinde dall'economia. La sua graduatoria, stilata nei santuari green, riserva sorprese. Per esempio: il Bhutan, piccolo stato montuoso dell'Asia, pur essendo il più povero del continente, è al primo posto perché gode di “aria pura e ricchezza di rapporti sociali”. Questo calcolo non è scientifico, ma incanta i gonzi. Che abbondano nel Bhutan e non mancano in Italia.

TACITUS
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