B erlusconi si ostina a volere essere protagonista. Chi glielo fa fare. Ormai la sua vita l'ha vissuta. Bene fino a quando stava sottotraccia. Male da quando, “sceso in campo”, distrusse la gioiosa macchina da guerra della sinistra postcomunista. Vinta la battaglia, si espose senza protezione al fuoco dei cecchini. Una cannonata della magistratura lo annichilì. Accusato di molte infamie batté in ritirata. Con incosciente coraggio tornò in prima linea. Vinse di nuovo. Le procure di mezza Italia fecero a gara nell'accusarlo di nequizie e dissolutezze. I media di sinistra, i Travaglio e i travagliati, lo additarono come mente criminale. Con l'aggravante dell'intelligenza. Fu bandito dalla politica e dalla società civile, ossia dal Senato e dal gotha dei cavalieri del lavoro. Ridotto a semplice fante, fu affidato in prova al servizio sociale. Capìta l'antifona, alla sua età avrebbe dovuto starsene tranquillo. Invece si agita. Tornato sulla scena, fa il narciso. I magistrati di nuovo lo inseguono. Ora lo accusano d'essere mandante di stragi. Lui non lo sa, ma lo fanno per il suo bene, per indurlo al riposo, a riguardarsi. Se andrà in quiescenza smetteranno di inseguirlo, felici di avergli salvato la vita. I magistrati, come si desume dalle confessioni di Palamara, hanno un cuore d'oro.

TACITUS
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