I l governo del bis-Conte è nato e si regge sulla paura del virus Salvini. Il capo leghista diventò untore quando era ministro dell'Interno. Più migranti respingeva più la gente lo seguiva: e più l''epidemia si espandeva. In piena estate il numero dei contagiati superò abbondantemente il trenta per cento. Era il momento giusto per dire agli Italiani “io vi salverò”. Il solleone però fa brutti scherzi e talvolta porta al delirio. Così il Matteo padano uscì di testa. E dal governo. Si era convinto, nel vaneggiamento, che sarebbe diventato il vaccino di sé stesso, ossia del virus. Non aveva fatto i conti con l'altro Matteo, il fiorentino, il cui unico scopo ormai è fare fallire i progetti altrui. Infatti, con una capriola da clown acrobatico, entrò nel circo grillino, offrì beffardamente un pronto soccorso agli ex compagni del Pd, ammise al banchetto i leucociti di Grasso e Speranza. Era stato potente feudatario, ricominciava camuffato da valvassino. Ora la sua indole di scassinatore lo spinge a entrare nel caveau di Palazzo Chigi. Ha bisogno di un complice che gli regga il sacco. Tra i suoi messaggi subliminali ce n'è uno per Salvini, cui propone il pactum sceleris di far saltare in aria il governo. Se metteranno a segno il colpo dinamitardo la resa dei conti fra loro sarà un western all'italiana.

TACITUS
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