È bella, bionda, attraente. Si può ancora fare quest'apprezzamento oppure si è tacciati di maschio maschilista, che di una donna apprezza soltanto il lato estetico e non le altre qualità? Beatrice Venezi, direttore d'orchestra, oltre alla bellezza è dotata di talento, intelligenza e simpatia. Era nota ai cultori della musica seria, ma non al grande pubblico perché, a soli 31 anni, non ha ancora raggiunto la fama dei grandi della bacchetta. Ma è bene avviata sulla strada di un prestigioso traguardo. Il festival di Sanremo tra suoni, rumori e canzonette le ha tolto il velo dell'anonimato. Si è presentata in forma smagliante rivelando un carattere umile e forte. Ma ha fatto una stecca. Vuole per sé l'appellativo di direttore, non di direttrice. Una scelta controcorrente rispetto al vento grammaticale dei restauratori della lingua italiana, che vogliono declinare al femminile anche ruoli e cariche quando a ricoprirli sono donne. Il cosiddetto maschile neutro e quello generico vanno eliminati. È un vento che spira dal quadrante di sinistra e mira a modellare la lingua per riplasmare la società. Per restare nell'ambito musicale, due interrogativi: in una filarmonica insieme con i professori d'orchestra ci sono anche le professoresse? E sul podio oltre ai maestri salgono anche le maestre?

TACITUS
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