S ilvio è risorto. Un plotone di magistrati lo aveva colpito a morte e seppellito. Un manipolo di toghe svolazzanti lo ha dissotterrato. A dimostrazione che la magistratura, nonostante lo psicodramma che sta vivendo, è ancora il vero Potere in Italia: fa, disfa e invade il campo della politica; che, come quello di Agramante, è in balia delle liti, del disordine e delle divisioni. Questo contesto offre a Berlusconi l'opportunità di abbandonare il ruolo di comprimario in cui le vicende giudiziarie l'avevano confinato. Ritiene giunto il momento di tornare protagonista. Ha fondato l'Altra Italia dopo Forza Italia, come fondò Milano 3 dopo Milano 2. La sua nuova creatura politica è “una federazione tra soggetti che s'ispirano ai valori liberali e cristiani”. Una chiamata alle armi (di latta e cartone) dei cosiddetti moderati, stirpe indefinita di elettori, senza colore, senza vessillo, che Dante metterebbe a correre dietro a un drappo bianco. Silvio si rivolge a un'Italia che non esiste più. L'Italia di oggi è quella del “vaffa” di Grillo, del golpe bianco di un quaquaraquà, delle sbruffonate di Renzi, cui fanno eco quelle di Salvini. Lasci perdere, cavaliere. La sua parte, bene o male, l'ha già recitata. Ora tocca ai guitti. Le sue olgettine comunque erano meglio: ornamentali, ma non dannose.

TACITUS
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