E nrico Letta è un vulcano di idee. Appena si è accomodato sulla sedia ancora tiepida di Zingaretti come fosse quella spinosa di un odontotecnico, ha dato una strigliata al governo, troppo intento a combattere il Covid e indifferente di fronte ai due urgenti problemi che tolgono il sonno agli italiani: lo ius soli e il voto ai sedicenni. Ma uno, non meno impellente, lo ha dimenticato: modificare con forza di legge l'ingannevole festa del babbo. Non si può continuare a festeggiare chi non c'è più; se si è pietosi lo si commemora. Il babbo è un caro estinto, un soggetto di epoche passate e poco democratiche. L'autoritario “pater familias”, che il nostro codice si ostina a citare, è stato destituito come un monarca incapace. Al suo posto si è insediato con ambigui lineamenti il genitore 1. O forse 2. Dipende dagli accordi di coppia. Urge perciò una modifica lessicale. Intestiamo la Festa ai genitori 1 e 2 insieme; unifichiamo le due ricorrenze, quella in onore del babbo e quella della mamma, anch'essa figura anacronistica ridotta a un numero. Questo è un problema cogente non meno del Recovery plan e della crisi economica. Draghi se ne faccia una ragione e Letta avanzi la sua proposta riformatrice della festa del babbo. Ma subito, per evitare che arrivi - è il caso di dirlo - a babbo morto.

TACITUS
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