E st! Est! Est! esclamò il coppiere del vescovo Defuk in viaggio verso Roma. E porse al suo signore un calice di vino bianco di una cantina di Montefiascone, borgo vicino a Viterbo. Era l'anno di grazia 1111. Con quella gioiosa triplice espressione verbale latina fu poi battezzato quel nettare d'uva. Che tanto piacque all'alto prelato da fargli mandare al diavolo (così per dire) la sua missione ecclesiale. Si fermò a Montefiascone e più non se ne andò vivendo felice tra solenni, sante ubriacature. Racconta la leggenda, cui stiamo facendo riferimento, che fece morte gaudiosa e in quel borgo volle essere sepolto. Nessuno lo biasimi. Un precedente illustre lo assolve: anche Noè si ubriacò fino a dare scandalo. Nella Bibbia il vino scorre a fiumi e nel Nuovo Testamento è persino oggetto di miracolo. E che dire dell'abate Dom Perignon che inventò lo Champagne? Con questi precedenti non deve meravigliare che il Vaticano sia lo stato dove si beve più vino: 62 mila litri all'anno per circa 800 abitanti. Sono 74 litri pro capite, il doppio di quanto si beve mediamente in Italia. In Francia, secondo paese in graduatoria, la media è di 45 litri a testa. Siamo indulgenti: ai cittadini vaticani, privati (forse) dei piaceri di Tabacco e Venere, concediamo almeno l'ebbrezza felice di Bacco. Prosit.

TACITUS
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