C on la defenestrazione di Conte, di cui gli dà merito ogni persona di buon senno, Matteo Renzi era tornato alla grande sulla scena politica. I suoi sostenitori gongolavano: ora il timone è di nuovo nelle sue mani; la sua inventiva spiazzerà amici e avversari; il terzo polo sarà dirimente. Previsione sbagliata. Il terzo polo, posizionatosi all’equatore per bilanciare gli altri due, si è squagliato. Carlo Calenda, suo sodale d’avventura, ha tentato di fare il furbo: ma lui, re dei furbi, lo ha smagato. Per qualche mese ha vagato nei labirinti della politica. Constatato che non poteva mettere su casa per mancanza di conviventi, ha deciso di fare come il cucùlo, che nidifica in casa altrui. Se a sinistra il campo è largo, ha pensato, c’è posto anche per me. Elly ne ha le chiavi e io le faccio la corte: un assist durante la “partita del cuore”, un abbraccio dopo il gol e carinerie verbali. La riconquista del Pd val bene un colpo di fulmine per la Segretaria d’Italia. «Il campo largo va coltivato» ammonì un anno fa Romano Prodi, che di quel luogo ideale è il contadino saggio. Renzi, che sa d’essere concime pregiato, può farlo diventare larghissimo: un morbido letto di terra a due piazze per lui e la sua promessa sposa. Ma con il rischio che la coperta potrebbe essere corta: coprendo la testa di Elly lascerebbe scoperti i piedi di Matteo. E viceversa.

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