L e lezioni scolastiche a distanza sono una bella cosa. Permettono di studiare durante questo lungo periodo di isolamento ma sono anche un'arma a doppio taglio. Si rischia che l'intimità della propria casa diventi di dominio pubblico e che ci si presenti davanti alla webcam in condizioni - diciamo così - non esattamente consone per un'aula scolastica. Ne sanno qualcosa i presidi, stufi di sguardi assonnati e distratti degli studenti, di qualcuno che si presenta in ritardo e addirittura in pigiama. E di altri che seguono le videolezioni con la tv accesa. Eppure, dall'altra parte dello schermo c'è il professore che spiega, che fa, insomma, il suo lavoro al meglio delle possibilità del momento. Per molti ragazzi, la didattica a distanza si è trasformata in didattica “confidenziale”, alla quale ci si presenta con i capelli arruffati, la tazza di cappuccino sul tavolo e in pigiama. La sciatteria ha preso il sopravvento e allora i presidi avvertono: attenzione, perché a fine anno c'è il voto di condotta. Quindi, durante le lezioni a distanza ci si comporta come se si fosse in classe. Quindi, con uno sguardo alla lavagna e uno al telefonino per stare in contatto sui social; con i jeans stracciati e le infradito; pronti a polemizzare col prof e, se necessario, minacciarlo o aggredirlo. È vero, abbiamo tutti un gran bisogno di normalità.

IVAN PAONE
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