N on sempre la Chiesa cattolica ha fatto parlare di sé in termini lusinghieri, come sarebbe lecito attendersi. Dal cardinale Marcinkus al più recente caso dell'immobile di Londra, allo scandalo della pedofilia, talvolta il Vaticano ha attirato su di sé critiche implacabili. Papa Benedetto XVI prima e, soprattutto, papa Francesco hanno intrapreso una lotta per restituire alla Chiesa dignità e sobrietà francescana. Percorso non facile. Intanto a Padova, il vescovo Claudio Cipolla ha incaricato un sacerdote della Diocesi di stare 24 ore su 24 all'ospedale di Schiavonia a disposizione degli ammalati di Covid, dei loro familiari, degli operatori sanitari. «Un modo», ha commentato monsignor Cipolla durante l'omelia di domenica scorsa, «per annunciare il Vangelo della vita, un segno per invitare tutti a servire la vita e a testimoniare che Dio ama la vita, questa nostra vita umana anche nei suoi momenti più estremi». Don Marco Galante, 46 anni, amministratore parrocchiale di quattro comunità ai piedi dei colli Euganei, si è subito messo al lavoro. Vivrà nell'ospedale Covid di Schiavonia, celebrerà la messa nel pomeriggio e la sera si collegherà via internet con le sue comunità per la preghiera. Ogni tanto dalla Chiesa arriva una notizia che scalda il cuore.

IVAN PAONE
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